A Cronache di Spogliatoio: «Ditemi uno che è uscito bene dalla Lazio. Cataldi, Radu, Lulic, Milinkovic-Savic. Sarri tatticamente il migliore»
Luis Alberto torna sul suo addio alla Lazio, lo fa con una lettera pubblicata da Cronache di Spogliatoio. Lo spagnolo racconta la rottura con la dirigenza. Di Sarri ne parla solo bene. Anzi, dice che tatticamente è il miglior allenatore mai avuto.
“Non sarei mai andato via dalla Lazio. Sarei rimasto a vita. E ci ripenso spesso: chissà se nel 2020 avremmo potuto vincere lo Scudetto. Eravamo lì. Poi è arrivato il Covid, è arrivato il lockdown“.
La Lazio e lo scudetto mancato
Quella Lazio allenata da Inzaghi dava davvero l’impressione di poter vincere il campionato:
“Sono stato contento che, almeno mister Inzaghi, alla fine sia riuscito a vincere lo Scudetto. Per noi non era soltanto un allenatore, era come un padre calcistico. Con lui anche chi non giocava era contento. Fa la differenza sotto l’aspetto umano. Vi racconto questa. Inzaghi era alla Lazio da 21 anni. Quando non vincevamo una partita, la mattina successiva era distrutto. Lo vedevi, il calciatore ne rimaneva colpito.
Ti dava tutto e con lui, facevamo ciò che volevamo: «Mister, per favore, possiamo cambiare orario di allenamento che domani abbiamo una cena?», oppure «Mister, domani devo portare mio figlio in un posto, posso arrivare leggermente dopo?». Lui è stato giocatore e ha figli, ti rispondeva: «Nessun problema, vai. Il calcio è una cosa, la vita un’altra». E alla fine quello ti rimane dentro“.
Luis Alberto: “Nessuno dalla Lazio è mai uscito bene”
La spiegazione di Luis Alberto:
Perché sono andato via? Ditemi uno che è uscito bene dalla Lazio. Fanno così: guardate ora proprio Cataldi… era lì fin da piccolo. È un peccato perché poi vedi altre squadre che si comportano diversamente: almeno ti fanno fare un saluto o una conferenza stampa. Radu, ma anche con Lulic e Milinkovic-Savic, a nessuno di loro è stato concesso. Tutti escono male perché non parlano in faccia, è un peccato. La Lazio è una società speciale, però non per le persone che ci sono dentro. Con Tare ho litigato mille volte, ma sapevamo che eravamo due persone giuste e trovavamo la ragione. Dopo quel periodo è finito tutto. Quella è stata la differenza, anche quando è andato via Sarri, era finito il ciclo. Avevo appena rinnovato, per me l’idea era restare a vita. Non mi andava però di rimanere in un posto in cui non vedevo niente di pulito. Non sono mai stato zitto.
La fine definitiva è stata la partenza di Sarri. Aveva un carattere particolare. Io pure. Io volevo andare al Cadice in prestito perché non ero contento. Torno dopo 10 giorni in Spagna, era durante la sosta per il Mondiale. Volevo andare al Cadice, mi allenavo come un matto. Lui lo nota e io gli dico: ‘Voglio andare al Cadice’, al mio paese. Mi risponde: ‘No, non vai da nessuna parte. Se ti alleni così, giochi ovunque con me. Ho capito il tuo carattere’. Mi dice così e io gli ho dato fiducia. Ho iniziato a giocare. Gli ho detto dell’offerta dal Qatar, mi ha detto che avrei dovuto rinnovare. Parlavamo tutti i giorni. Mi dicevano che parlavo tanto dentro al campo, ma cercavo di aiutare il mister dentro al campo. Quando è andato via, mi è dispiaciuto. Tatticamente il migliore che ho avuto.