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Luis Enrique: «Gli allenatori sono egoisti. Se si gioca bene, è merito nostro. Se perdiamo, è colpa dei giocatori»

In conferenza prima della Champions: «Si può vincere e non avere esperienza. Vedo giocatori esperti che commettono errori»

Luis Enrique: «Gli allenatori sono egoisti. Se si gioca bene, è merito nostro. Se perdiamo, è colpa dei giocatori»
Paris Saint-Germain's Spanish headcoach Luis Enrique looks on during the French L1 football match between Toulouse FC and Paris Saint-Germain (PSG) at The TFC Stadium in Toulouse, southwestern France, on August 19, 2023. Charly TRIBALLEAU / AFP

Luis Enrique in conferenza stampa presenta la prima sfida del suo Psg in Champions contro il Girona.

Ha una squadra molto giovane, è un handicap per arrivare lontano in Champions League?

«Che esperienza ci serve? Se ho esperienza in Champions League? Si può vincere e non avere esperienza. Non pongo limiti ai miei giocatori: avere esperienza o giocare un buon calcio? Vedo giocatori esperti che commettono errori».

Sta cercando di sostituire Kylian Mbappé con più marcatori?

«Credo che sia importante valutare il presente. Si tratta del progetto di squadra definito la scorsa stagione. Per tirare le somme bisognerà aspettare la fine della stagione, magari diverse stagioni. Mi piace quello che vedo finora . Ho preso la decisione giusta venendo al Psg».

Siete tra i favoriti per la Champions?

«Lotteremo ad ogni partita. La difficoltà sarà massima. Il calendario non sarà una scusa».

La sua squadra gioca come vuole lei?

«Gli allenatori sono egoisti. Se giochiamo bene, è merito dell’allenatore. Se perdiamo, è colpa dei giocatori. Per valutare una squadra bisogna aspettare qualche mese e vedere come si evolve».

Luis Enrique sul calendario affollato

Il nuovo formato della Champions League fa sì che alcuni si lamentino per il sovraffollamento del calendario. È un rischio per la salute?

«Il calendario con due o quattro partite in più è più pesante, ma dobbiamo aspettare e vedere».

Cosa le piace di più dell’allenare, a parte i risultati?

«Cosa mi piace di più? Il mio giorno preferito è il giorno della partita. Amo la competizione, amo l’incertezza prima della partita, tutte le fasi che la precedono, il rapporto con i miei giocatori. Mi piace molto il rapporto con i miei giocatori».

Ha lo stesso peso che aveva al Barcellona?

«Si ha sempre un’influenza sulle squadre in cui si lavora. Nel bene e nel male. Al Barça il mio lavoro è stato fantastico. Abbiamo unito una squadra incredibile. Ma era già costruita. Qui volevamo creare qualcosa, le nostre stelle, cercando di convincere i giovani a giocare. Qui è un progetto più flessibile. A Parigi ho più influenza sul presidente e su Luis Campos per creare questa struttura e sviluppare questo progetto. Sono molto motivato. Sono felice della fiducia che il club ha riposto in me e sto cercando di ripagarla».

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