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Osimhen è stato le nostre emozioni, la nostra storia. Una misera trattativa non cancella tutto

L’amore a tempo del calcio, mercenario e cinico, devoto al bisogno si consuma in un attimo. Quella gioia, quelle immagini, restano

Osimhen è stato le nostre emozioni, la nostra storia. Una misera trattativa non cancella tutto
Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen holds his daughter Hailey True prior to the Italian Serie A football match between Napoli and Sampdoria on June 4, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Osimhen è stato le nostre emozioni, la nostra storia. Una misera trattativa non lo cancella

In tutta questa vicenda ci si dimentica delle emozioni, della storia, della passione. L’amore a tempo del calcio, mercenario e cinico, devoto al bisogno si consuma in un attimo. Se il pallone è ancora sentimento, Victor va declinato al passato ma non calpestato. Non sarebbe giusto, non è giusto. Nel bene e nel male chi ti ha dato gioia va custodito come quella volta che ci rimise la faccia a Milano o quando fummo tutti aggrappati a lui a Roma, a Udine, a ogni giornata di quella cavalcata.

È facile scaricare gli uomini, più complicato accarezzare l’oblio facendo finta di niente. Questo calcio è già capovolto, attorniato da giullari con i calici pronti, da gatti e volpi con le commissioni sotto al braccio, da zii d’America e papponi d’Arabia, sarebbe troppo avere anche la sciagura di perdere l’anima.

È andato via, tutto ciò che riguarda la gestione, l’ingordigia, la volontà di spaccare l’Europa come quella di monetizzarlo al massimo, sono fattori che esulano da un principio che lo sport di questi tempi stenta a manifestare:la riconoscenza. Gli è dovuta, l’ha meritata sul campo, l’ha sudata e consacrata, non si può fare a meno di ricordarlo e di ringraziarlo per quanto possa essere deludente l’addio.

Osimhen è stato il bomber dei sogni

In tutta questa vicenda, ci si dimentica delle emozioni, delle stagioni passate a tribolare per un successo agognato e poi ottenuto nella maniera in cui è arrivato, da forza assoluta, di impeto, da corazzata a dispetto di tutto ciò che abita gli elenchi degli aggettivi da accostare sempre alla parola Napoli. Osimhen è stato il bomber dei sogni, il protagonista di un viaggio che ci ha cullati fino a destinazione.

È tanto difficile da accettare un addio senza per forza mettere a muro vittime e carnefici? Grattare la parete per far sanguinare colpe e colpevoli? Non importa, nello spazio delle emozioni sono considerazioni che non trovano posto. Victor Osimhen è stato e sarà l’uomo che ha vinto il terzo scudetto a Napoli, la gioia, i goal, le lacrime, gli abbracci e la libertà di capovolgere il tricolore. Nessuno può negarlo, in fondo il pallone è ancora sentimento, basterebbe ricordarlo. In questi giorni la cronaca si è limitata ai conti della serva, al potere del calciatore e al contropotere della società, nessuno si è soffermato sul pezzo di storia napoletana
che si stava consegnando ai posteri. La miseria di una trattativa che ha avuto la forza di coprire le immagini di gioia non deve avere anche il privilegio di sotterrare le emozioni. Victor lo è stato e nessuno potrà cancellarlo.

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