Il boosting: alcuni atleti, non sentendo dolore, si spezzavano le dita prima della gara per aumentare la pressione sanguigna. E molti usano l’Epo a scopo curativo
Paralimpiadi: il doping è una piaga anche tra gli atleti disabili, ma non si può dire (Le Parisien)
Disabili e dopati. Si può dire? Insomma… “Meno pubblicizzato durante i Giochi Paralimpici, il doping è tuttavia una piaga altrettanto esistente e monitorata nel mondo dello sport per disabili“, scrive Le Parisien illuminando un lato un po’ nascosto della Paralimpiadi, nel racconto giustamente molto enfatico dell’evento. “I para-atleti sono atleti come tutti gli altri e ci chiedono di essere trattati, sul piano antidoping, come atleti normodotati, senza alcuna indulgenza particolare a causa della loro disabilità“, afferma Jérémy Roubin, segretario generale della l’Agenzia francese antidoping.
Però, scrive il giornale francese, “ci sono meno controlli che per le persone normodotate, perché ci sono molti meno atleti e gare. Durante la stagione 2023-2024 in Francia sono stati raccolti poco più di 300 campioni, su un totale di… 13.000. Ma per questi Giochi Paralimpici tutto è stato amplificato. Durante gli undici giorni di competizione e i pochi giorni precedenti l’installazione, saranno prelevati “più di 2.000 campioni”.
Paralimpiadi e altre tecniche di doping
Le tecniche antidoping sono le stesse per le persone normodotate: assunzione di ormoni, steroidi anabolizzanti, Epo, ecc. La differenza principale è che i primi hanno più spesso bisogno, per la loro salute, di sottoporsi a cure teoricamente vietate. Devono richiedere l’autorizzazione per “l’uso a fini terapeutici”.
Alcuni para-atleti per esempio assumono l’Epo per stimolare la produzione di globuli rossi dopo un’operazione. Le procedure di controllo vengono ovviamente adattate in base alla disabilità. Compromissione visiva o cognitiva, paralisi di una parte del corpo…
Ci sarebbe poi una pratica, un “imbroglio” lo chiama Le Parisien, che si chiama “boosting” detto anche il “doping dei poveri”. E’ specifica degli atleti con amputazioni degli arti. Non sentono più dolore e possono quindi autolesionarsi per aumentare la pressione sanguigna e quindi migliorare le prestazioni. “Ad esempio, poco prima della gara, i paraplegici si fratturano un dito del piede“, aveva detto lo sprinter francese non vedente Timothée Adolphe su Instagram lo scorso maggio. In realtà, risponde il Comitato Paralimpico Internazionale “da diversi anni non è più così”. Questa pratica è vietata dal 2004. E dal dal 2016 la pressione sanguigna massima per poter gareggiare è 160 mmHg. Era un tipo di doping impossibile da accertare. Gli agenti dovrebbero notare lividi sospetti durante un controllo.