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Petrillo a Rowling: «Lusingata che si sia scomodata per me. Hanno provato a distruggermi ma ho vinto io»

Al Corsera la prima donna transgender alle Paralimpiadi: «Mi hanno raccontato che Rowling nel suo libro parla di uno sport il “Quidditch”, dove non c’è genere»

Petrillo a Rowling: «Lusingata che si sia scomodata per me. Hanno provato a distruggermi ma ho vinto io»
Italy's Valentina Petrillo competes in the women’s 400m T12 athletic event during the Paris 2024 Paralympic Games at the Stade de France in Saint-Denis, north of Paris, on September 2, 2024. The first openly transgender athlete in Paralympics history, Italian sprinter Valentina Petrillo, competed in the Paris Games on August 2, 2024. Petrillo, 50, finished second in her heat of the T12 400 metres, a category for visually impaired athletes, in a time of 58.35 sec. and qualified for the semi-finals. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)

Valentina Petrillo ha fatto la storia: è stata la prima donna transgender a partecipare alle Paralimpiadi. Cosa che le è costata le critiche di un giornale conservatore come il Telegraph e della scrittrice Rowling che l’ha accusata di barare.

Il CorSera scrive della sua storia e riporta le repliche della donna agli insulti ricevuti:

“Alla Paralimpiade ha scritto una piccola, grande pagina del libro dello sport: è stata la prima atleta transgender a competere ai Giochi Paralimpici, seguendo quello che fece la neozelandese Lauren Hubbard all’olimpiade di Tokyo.

Valentina Petrillo, sprinter ipovedente, ha chiuso la sua avventura paralimpica non riuscendo a qualificarsi per la finale dei 200 metri, come era successo nei 400. Lo ha fatto volando sulle polemiche. Anche quelle arrivate dalla creatrice di Harry Potter, la scrittrice JR Rowling, che la aveva definita «cheat», una imbrogliona: «Ma io sono all’interno delle regole». World Para Athletics, infatti, riconosce la possibilità di partecipazione a una persona che è legalmente riconosciuta come donna, senza altri parametri. E Petrillo dal 2021 è legalmente donna per lo stato italiano.

Nata 51 anni fa a Napoli, a sei anni già stava capendo quel corpo non era la casa giusta: «Vivevo in un mondo mio. Ma all’esterno non ho mai mostrato. Volevo tenere questo segreto per me, mi sembrava di deludere i miei genitori». A 14 anni le venne diagnosticata la sindrome di Stargardt, che comporta una progressiva riduzione della visione. Lo sport è una grande passione nata vedendo Mennea correre a Mosca: «Un mito».

Petrillo: «Mi chiedo perché faccio paura. Non è giusto che subiamo queste discriminazioni»

«Lotto contro pregiudizi e discriminazioni. Mi chiedo perché faccio paura. Io come tutte le persone transgender. Non è giusto che subiamo queste discriminazioni e spesso anche esclusioni». Per questo ha avuto anche momenti difficili: «Ne sono uscita grazie al mio mental coach Luca Catalano, ho anche pensato di lasciare».

Non dimentica la Rowling e le sue accuse: «Lusingata che si sia scomodata per me. Mi hanno raccontato che nel suo libro parla di uno sport il “Quidditch”, dove non c’è genere, mi aspettavo un altro comportamento. Io vivo ascoltando. Sono la prima a pormi domande». È stata protagonista del docufilm «5 Nanomoli» e sta scrivendo un libro per Capovolte Edizione: «Ho voluto raccontarmi e raccontare le esperienze che ho vissuto, anche nello sport, senza voler nascondere nulla, le discriminazioni subite. Hanno provato a distruggermi ma ho vinto la mia sfida». La sua presenza pone interrogativi: «Occorre cercare risposte, ma senza opinioni precostituite. Deve farlo la società, ma anche lo sport. Io credo ci sia una parola che lo sport debba tenere e che qui a Parigi non è presente perché non ce n’è bisogno: inclusione»”.

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