Le calciatrici, assistite dall’Aic, hanno denunciato tutto alla Fifpro. «Me lo sono ritrovato in mutande e maglietta in corridoio»
Il Pomigliano calcio femminile rischia di finire una brutta vicenda di sessismo e violenza. Una storia raccontata dalla Fifpro e denunciata dalla calciatrici che l’anno scorso giocavano per i colori del Pomigliano. Un gruppo di calciatrici della squadra campana, retrocessa dalla Serie A femminile e non in grado quest’anno di iscriversi alla Serie B, ha infatti denunciato alla Fifpro, l’associazione internazionale dei calciatori professionisti, i tremendi episodi di cui sono rimaste vittime nel corso dei mesi scorsi.
Le calciatrici del Pomigliano senza stipendio e senza copertura medica
A metà della scorsa stagione, il Pomigliano ha smesso di pagare gli stipendi. «Ad inizio stagione i pagamenti non erano mai puntuali, chiedevamo sempre informazioni alla dirigenza, ma questa non ha mai risposto alle mail e ai messaggi WhatsApp». «A un certo punto hanno smesso di rispondere alle chiamate del mio agente: quando ho affrontato di petto il presidente sulla questione si stava fumando una sigaretta e mi ha promesso che se ne sarebbe occupato lui, ma in realtà non ha fatto niente», racconta una delle calciatrici.
Il club è anche accusato di aver falsificato i contratti delle giocatrici: «Crearono un documento nuovo, cambiando le date e aggiungendo le firme – ricorda una calciatrice – Per fortuna ho tenuto una copia originale, così ho potuto dimostrare che il loro era un falso. Lo hanno fatto più e più volte con tante ragazze per non farle andare via».
Azioni che possono essere classificate come abusi. Anche da un punto di vista medico. Alle calciatrici mancava ogni tipo di supporto da questo punti di vista. Hanno firmato i contratti senza alcuni visita medica prima della firma, assenza totale di kit di primo soccorso, nessuna copertura medica in caso di infortunio. Era tutto a carico della calciatrici. A uno di loro venne pure rescisso il contratto perché si rifiutò di pagare le spese che, legalmente, toccavano al club. «Ho ricevuto messaggi minatori dal club che dicevano che se non fossi tornata ad allenarmi, mi avrebbero portato in tribunale. Hanno rescisso il mio contratto senza nemmeno comunicarmelo, l’ho scoperto tramite un avvocato dell’Aic».
Gli abusi subiti: «Me lo sono ritrovato in mutande e maglietta in corridoio»
La Fifpro ha inoltre appreso che dopo una partita contro il Napoli nell’aprile 2024, un membro dello staff ha colpito in faccia una giocatrice e l’ha bollata come “putt***”. Questo dopo aver tentato di aggredire un’avversaria in campo. Ma le rivelazioni inquietanti non finiscono qui.
Persone legate ai vertici del club si sono intrufolate di nascosto negli appartamenti delle calciatrici, a cui avevano libero accesso in quanto in possesso delle chiavi. Una di loro ha sorpreso, di fatto, un intruso, mentre era stava ascoltando musica. Un individuo maschio, membro della dirigenza, che le aveva inviato numerosi messaggi di testo inappropriati.
«Per molto tempo mi ha mandato messaggi su WhattsApp molesti. Una mattina, mentre pulivo casa, me lo sono trovato nel corridoio: mentre ero con le cuffie e solo in mutande e maglietta; gli ho detto di andare via, ma lui mi ha risposto che doveva far vedere l’appartamento a delle persone. Era entrato senza suonare, direttamente. Gli dissi di andare via. Ho comprato poi una telecamera per controllare e ho le immagini di persone che sono entrate nella mia camera da letto mentre non c’ero».
Ore, le atlete assistite dall’Aic hanno avviato una serie di azioni legali per riscuotere arretrati e risarcimenti.