È davvero lui l’uomo giusto per un calcio pragmatico? La sensazione netta è che sia finito dentro una cupa e pericolosa solitudine
Possiamo ancora fidarci di Luciano Spalletti? (Corsera)
Stasera a Parigi alle 20.45 si gioca Francia-Italia di Nations League. Il ritorno dell’Italia di Spalletti dopo la disfatta degli Europei. I dubbi cul ct restano tutti, come conferma l’articolo di Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera.
Intendiamoci: perdere con la Francia sarebbe nelle cose, è il calcio, ci sono valori precisi, loro con Mbappé, noi con Retegui. Il punto è però un altro e si porta dietro una domanda cruda, sgradevole, che qui, al Parco dei Principi, molti si ripetono a bassa voce, tra pena e imbarazzo: possiamo ancora fidarci di Luciano Spalletti?
Spalletti ora sposa un gioco pragmatico
La Nazionale è una squadra che ha tempi ristretti, tre giorni di ritiro e subito c’è la partita: ai calciatori — dice, ora, Spalletti — è preferibile dare un gioco semplice, accessibile, sulla lavagna devono trovare schemi a cui sono abituati. Per cui lascia intendere che, da adesso in poi, giocheremo sempre con un 3-5-2, trasformabile, al massimo, in un 3-4-2-1. Ecco, siamo al punto: il ragionamento di Spalletti è pieno del buon pragmatismo antico di tanti suoi predecessori, ma scatena anche un dubbio. Profondo. E, senza ipocrisie, molto concreto. Siamo sicuri che sia lui il tecnico giusto per questo genere di calcio?
Riepilogando: Spalletti deve dare un nuovo gioco alla squadra (che resta tremendamente modesta, ma il calcio italiano questo offre) e riconquistare la fiducia dello spogliatoio, della stampa e, soprattutto, dei tifosi. Può riuscirci? Vediamo. Speriamo. La sensazione netta è che sia finito dentro una cupa e pericolosa solitudine (aggiungete che, all’epoca, fu scelto proprio da Gabriele Gravina, ora impegnato nella feroce battaglia per cercare di essere rieletto al comando della Federcalcio. E che tante coccole, perciò, non può nemmeno permettersele).