L’ad greca non era più un nome spendibile. I Friedkin non amano esporsi nelle difficoltà, si vedono solo quando le cose vanno benissimo (cioè quasi mai)
Roma, chiamiamole pure dimissioni indotte. Chi è addentro alle vicende giallorosse, non ha dubbi: Lina Souloukou è stata dimessa. Il comunicato della Roma si sofferma sulla dedizione in una fase critica. In realtà l’amministratrice delegata greca ha svolto il ruolo indispensabile con i Friedkin: il parafulmine. Ma adesso la situazione è definitivamente precipitata, Lina non è più un nome spendibile. Sono finite su di lei tutte le responsabilità, come da ruolo peraltro: l’azienda era stata affidata a lei.
E’ sopravvissuta alla bufera Mourinho, non a quella De Rossi. Anche perché oggi a Roma andrà in scena la prima contestazione organizzativa su Friedkin. Contestazione condivisa da tutti. Ai proprietari americani serviva un capro espiatorio. Le dimissioni di Souloukou non sono state un atto spontaneo. Tutt’altro.
I Friedkin non amano il dissenso, figuriamoci la contestazione. Fateci caso, a Roma non si sono mai visti tranne che nei momenti di festa. La vittoria della Conference. L’arrivo di Lukaku addirittura su un aereo pilotato dal presidente Dan. Non amano mostrarsi nelle difficoltà, non sono di quelli che hanno il mito del capitano che sta sulla tolda nelle avversità.
Hanno considerato Souloukou un nome non più spendibile. Ora dovranno cercare un altro amministratore delegato. Soprattutto un altro parafulmine. O magari sperare che gli arabi tornino a bussare come ad agosto 2023 quando padre e figlio dissero no all’offerta di 840 milioni per il club.
I Friedkin l’offerta l’araba per la Roma l’avevano avuta: 840 milioni di euro, l’hanno rifiutata
Il tam tam nella Roma che conta è che i Friedkin sono rimasti incastrati. L’offerta per vendere la Roma l’avevano avuta. Proprio dagli arabi. Era l’agosto 2023. Offerta formale: 840 milioni di euro. Ma i Friedkin hanno detto no. La bollarono come offerta inadeguata. Da quel momento, non ne hanno più indovinata una. Erano reduci dalla vittoria in Conference League e dalla bruciante sconfitta in finale di Europa League. In panchina avevano ancora José Mourinho che cominciò a scalciare più forte di prima. Dai e dai, i Friedkin decisero che non ne potevano più e sfidarono la piazza adorante esonerando il portoghese. Era il 16 gennaio 2024, appena otto mesi fa. Sembra un secolo fa.