ilNapolista

Sainz: «Mio padre è un gran consigliere, ha una visione delle cose più ampia della mia»

A L’Equipe: «Tutti vogliamo essere “il leader” del paddock, quello a cui tutti guardano. A volte commettiamo degli errori. Sappiamo di essere sotto esame da parte dei media»

Sainz: «Mio padre è un gran consigliere, ha una visione delle cose più ampia della mia»
Manila Bay (Singapore) 17/09/2023 - gara F1 / foto Imago/Image Sport nella foto: Carlos Sainz ONLY ITALY

Sainz: «Mio padre è un gran consigliere, ha una visione delle cose più ampia della mia»

L’Equipe intervista Carlos Sainz, alla vigilia di Singapore, gara che lo spagnolo vinse l’anno scorso interrompendo (per poco) il dominio della Red Bull che vinse tutte le gare del mondiale tranne quella.

Come giudica la vittoria dell’anno scorso?
«Senza dubbio uno dei momenti più belli della mia carriera. Soprattutto per il fatto che sono stato l’unico a battere la supremazia della Red Bull. Avevamo una possibilità e l’abbiamo sfruttata. Uno dei ricordi più felici della mia carriera (sorride)».

Pensa che questo abbia cambiato il modo in cui il paddock guarda a lei come pilota?
«Sono sicuro di sì. Mio padre quella sera mi ha detto che avevo mandato un messaggio al mondo. Sì, ho dimostrato di saper fare tutto bene. Sapevo essere veloce, gestire la pressione, fare la pole e resistere fino alla fine. E, credetemi, non è stato facile. Con questa vittoria, il messaggio che ho lanciato è stato potente».

Secondo lei, cosa le ha permesso di vincere: la fiducia che aveva in quel weekend o il gioco del Drs alla fine?
«Penso che sia stato un po’ di tutto. E non dobbiamo dimenticare la pole del sabato. È stata fondamentale per il mio successo, che è stato anche merito della mia buona gestione delle gomme, anche se le gomme erano in uno stato pietoso. Per quanto riguarda il Drs che ho dato a Lando (Norris), non lo sapremo mai. L’unica cosa certa è che sotto pressione non ho commesso errori».

Vincere a Singapore è come vincere a Monaco?
«Monaco è storia. Ma se si guarda bene, oggi Baku e Singapore sono come Monaco, ma sono molto più veloci. Anche Las Vegas è così. Ci sono alcune piste dove non c’è spazio per gli errori, ma devi guidare due volte più veloce. Penso che con il tempo questi circuiti acquisteranno prestigio, ma saranno sempre inferiori a Monaco o Monza».

Prima ha parlato di suo padre. È ancora così importante nella sua carriera?
«Negli ultimi anni mio padre è passato in secondo piano, ben lontano dal coinvolgimento che aveva durante gli anni del karting o i primi tempi in F1. Ha visto come sono cresciuto, ma è ancora un grande consigliere per me. Ha una visione delle cose più ampia della mia. A volte sono un po’ troppo concentrato sul breve termine, mentre lui, essendo meno coinvolto, riesce a vedere più lontano».

Keke e Nico Rosberg si sono talvolta scontrati sulle scelte di carriera del figlio. Anche lei ha avuto discussioni con suo padre?
«No, mai. A volte abbiamo avuto opinioni diverse e ho sempre rispettato le sue argomentazioni ma, alla fine, è sempre stata la mia scelta a prevalere».

Sainz: «Tutti nel paddock vogliono essere il leader, quelo che impressiona gli altri»

A volte (ndr Norris) parla di soffrire per la pressione e per la sua salute mentale. Lei si sente allo stesso modo?
«Non so di cosa parli Lando quando parla della sua salute mentale. Perché tutti i piloti di F1 vivono con la pressione. Direi che ogni sportivo di alto livello deve imparare a controllarla. Tutti vogliamo fare del nostro meglio, anche se a volte commettiamo degli errori. E sappiamo di essere costantemente sotto esame da parte vostra, dei media».

Questo vi condiziona?
«Certo che sì. Tutti vogliamo essere il leader del paddock, il migliore. È nella nostra natura. Così, alcune sere, vado a letto triste e deluso dalla mia giornata, insoddisfatto del mio lavoro o di ciò che alcuni vostri colleghi hanno scritto su di me. Quindi, se si tratta di questo, sì, ne soffro anch’io. Ma cerco di controllarlo».

ilnapolista © riproduzione riservata