Per recuperare il consenso Spalletti ha scelto di fare le cose semplici. Più selezionatore e meno allenatore, almeno nelle intenzioni
Spalletti, c’è chi ha sperato che lasciasse per far posto a Allegri o Ranieri (Zazzaroni)
Il ritorno dell’Italia, stasera alle 20.45 contro la Francia di Mbappé, riapre il dibattito sul ct Luciano Spalletti e sull’Europeo da dimenticare. Ne scrive anche il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni.
Luciano Spalletti riparte da un calcio e da un disegno che non ama: dal 3-5-2 così distante dalle sue corde, dalla sua formazione, dai suoi princìpi. Lo fa, lo deve fare, per tentare di ridurre in fretta le distanze tra sé e i giocatori, tra sé e la delusione.
Per recuperare il consenso Spalletti ha scelto un profilo diverso e di fare le cose semplici, riducendo la lunghezza dei discorsi, delle informazioni e anche le iperboli. Più selezionatore e meno allenatore, almeno nelle intenzioni.
Luciano da solo non può bastare
Posso soltanto immaginare quanto abbia sofferto per il fallimento e gli effetti di una campagna disastrosa, lui che pochi mesi prima aveva realizzato il capolavoro napoletano. La stampa non gliel’ha perdonata, c’è anche chi ha sperato che lasciasse per far posto a Allegri o Ranieri.
Agli Europei l’Italia è andata molto peggio di quello che potevamo immaginare, certo, ma se continuiamo a pensare che un eccellente allenatore come lui possa risolvere i problemi del nostro calcio, non abbiamo capito nulla. Spalletti avrà anche idee da vendere, ma la struttura è troppo fragile per dare loro vera forza.
Abodi e il disastro Italia: «È evidente che qualcosa non ha funzionato tra Spalletti, team, giocatori»
Il ministro dello Sport Abodi intervistato dal direttore del Foglio Cerasa sul disastro della Nazionaleitaliana agli Europei.
Abodi dice che quella osservata in Germania, contro la Svizzera, è stata “un’immagine oggettivamente traumatica e umiliante” e aggiunge che vedere “una Nazionale che alza bandiera bianca, mettendo in campo una resa incondizionata, è il manifesto di un problema che non si può continuare a nascondere”. “Il calcio italiano – ci dice Abodi – ha le sue luci, ma è condizionato dalle tante contraddizioni. Ma per provare a superarle, ciò da cui bisogna partire è, per cominciare, l’autoanalisi, l’autocritica e l’assunzione di responsabilità. Se c’è qualcuno che sbaglia e fallisce, ci deve essere qualcuno che sa assumersi la responsabilità dell’errore”.
Il ministro aveva parlato di resa morale.