«Spero serva anche per ispirare coloro che sono fragili e si abbattono, nella vita tutto è possibile e sono padroni del loro destino».
Tapia oro alle Paralimpiadi: «La cecità mi ha permesso di guardare dentro me stesso».
Oney Tapia si laurea campione paralimpico nella finale della categoria F11, atleti ciechi.
Scrive il Corriere della Sera:
È la prima medaglia d’oro a una Paralimpiade per il campione originario di Cuba, che prima aveva vinto un argento (disco, Rio 2016) due medaglie di bronzo (disco e peso, Tokyo 2020). Giunto in Italia da Cuba nel 2002 per giocare a baseball prima e a rugby poi («Lo sport che preferisco, tornassi a vedere ci giocherei»), tree climber per lavoro e cieco dal 2011 per quel tronco libero nell’aria (dice stupendo: «Una benedizione. Mi ha permesso di guardare dentro me stesso»). Aveva due passioni a Cuba: il ballo («la Rumba nel cuore, si danza nei quartieri») e lo sport («Lo sport paralimpico ha dentro persone che sanno prendere la vita in mano, fantastiche»).
Tapia: «siamo padroni del nostro destino»
Sa come non abbattersi, lui che ha saputo riprendere in mano la sua vita: «Lo sport è questo: si cade, si piange, ci si rialza e alla fine ci si diverte. E mi sono proprio divertito a lanciare il disco. Purtroppo con la pioggia faccio molta fatica, la pedana era bagnata. Ma ci tenevo troppo a questa medaglia, che è per le mie figlie. Dopo la gara nel getto del peso hanno pianto e invece oggi possono gioire con me». Sa di essere un esempio: «Spero serva anche per ispirare coloro che sono fragili e si abbattono, ma che da risultati come questo possono imparare che nella vita tutto è possibile e sono padroni del loro destino».