«Ha il diritto di comportarsi come un idiota senza che la gente gli lanci le banane. Siamo razzisti proprio perché ci offendiamo»
“Se la mia pelle fosse dello stesso colore di quella di Vinicius Jr. e un centinaio di sconosciuti mi chiamassero ogni giorno ‘negro’ mentre vado al lavoro, forse penserei che, in realtà, vivo in un Paese razzista. Non totalmente razzista, ovviamente (non so nemmeno se quel paese esiste, e intendo uno in cui lo sono tutti i suoi cittadini, o almeno una grande maggioranza), ma deve o può esserci del razzismo in una società che normalizza gli insulti razzisti a un giovane nero e non li condanna con assoluto disprezzo, senza mezze verità o falsi dilemmi, non importa se gioca a calcio nel Real Madrid o installa pannelli in cartongesso al Paco Mirandilla y Hermanos S.L.”. Comincia così l’editoriale di Rafa Cabeleira sul Paìs, per l’ennesimo “caso” Vinicius.
Non nascondiamoci, scrive El Paìs. Siamo razzisti proprio perché ci offendiamo quando lui ce lo rinfaccia. Vinicius “probabilmente ha ragione, perché lui è un nero che vive in Spagna, io no, quindi mi asterrò dall’oppormi a lui per ragioni più che ovvie. Potrei, con un certo disagio da parte mia, lo ammetto, ricordarvi che prima, nel 2026, i Mondiali si terranno negli Stati Uniti d’America, che tra l’altro non è Wakanda, quell’idilliaca città nera dell’universo Marvel. E quello del 2022 si è svolto in Qatar senza che Vinicius Jr. alzasse la voce nemmeno di poco. Ed ecco la seconda trappola. È lui, l’offeso, a dover soddisfare una serie di requisiti per non flirtare con l’idea di meritare tutto ciò che gli sta accadendo. Che è il suo comportamento, non sempre esemplare, a provocare i razzisti, e non il razzismo”.
“Che Vinicius sia un atleta con atteggiamenti e comportamenti deplorevoli, al limite dell’infantile e del delinquente, non giustifica, nemmeno per un solo istante, qualsiasi tipo di insulto o comportamento razzista che possa subire dentro e fuori dai campi di calcio, li accentua soltanto. Un uomo di colore ha tutto il diritto di comportarsi da idiota senza che tu, o io, facciamo il verso della scimmia o gli lanciamo una banana sulla strada: magari gli si può dire che si comporta da idiota, ma restiamo comunque razzisti mascherati. E l’avventura della Spagna verso i Mondiali del 2030 inizierebbe male se prima di battezzare una mascotte si dovessero mascherare le cose”.