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Wilander: «Sinner mi piacerebbe che fosse più italiano e meno austriaco, ma non possiamo farci niente»

Su L’Equipe: “Ma ora serve un terzo incomodo, tra lui e Alcaraz. Non c’è niente di più noioso di una rivalità senza opposizione stilistica come quella tra me e Lendl”

Wilander: «Sinner mi piacerebbe che fosse più italiano e meno austriaco, ma non possiamo farci niente»
New York (Usa) 05/09/2024 - Us Open / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Jannik Sinner ONLY ITALY

Anche Mats Wilander analizza il fenomeno Sinner. Anche da un punto di vista caratteriale. Scrive su L”Equipe che “lo Us Open non è stato così divertente come avremmo potuto sperare”, anche perché “Jannik Sinner era decisamente troppo forte per la concorrenza. È capace di elevare il suo tennis a livelli raramente raggiunti anche da Novak Djokovic al vertice della sua arte. Solo che con Novak non siamo più sorpresi poiché sono quindici anni che si evolve in questi ambiti folli”.

Poi lo svedese, ex numero 1 del mondo, e non proprio uno scalmanato in campo, scrive che gli piacerebbe un Sinner un po’ più Fognini. Lui scrive “italiano” per rinfocolare il cliché, un classico. “Sento lamentele sulla mancanza di carisma di Jannik, ma ciò arriverà con il tempo e con i risultati. Il suo carisma, per il momento, è giocare il miglior tennis del mondo, di gran lunga il più completo. Perché Jimmy Connors ne aveva così tanto mentre Goran Ivanisevic, all’inizio della sua carriera, ne era molto carente? Perché il primo rispondeva costantemente urlando, mentre al secondo bastava il suo enorme servizio per segnare il punto. Ciò lascia poco tempo al carisma per svilupparsi e conquistare il pubblico. Personalmente preferirei che Sinner fosse più italiano, con il temperamento caldo che ne consegue, che austriaco e con questa immancabile freddezza, ma non possiamo farci niente. Tuttavia, trarrebbe beneficio dal giocare con una bandana piuttosto che con un berretto alla Jim Courier”.

Poi però Wilander dice che se il tennis ha trovato un duopolio, con Alcaraz e Sinner, ora per farsi davvero interessante serve il terzo incomodo. Altrimenti che noia: “Non sono preoccupato per il futuro del tennis visto che il livello di gioco continua a migliorare. A condizione, però, che questo dominio schiacciante non duri due o tre anni. Non c’è niente di più fastidioso di una rivalità senza opposizione stilistica come quella tra me e Ivan Lendl. Becker-Edberg era un’altra cosa perché c’era il serve-volley che ravvivava le cose. Aggiungerei quindi che idealmente ci vorrebbe un terzo elemento, un ragazzo che arrivi a sparigliare le carte di questo tennis a due teste. Che appartenga o meno alla stessa generazione, non importa. Un Daniil Medvedev o un Alexander Zverev, anche a 28 o 27 anni, possono ricoprire questo ruolo”.

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