Ad As: “Quando giocavo io mi dicevano di tutto ma per noi era normale, oggi per fortuna c’è più consapevolezza sul razzismo”
Iván Zamorano ha 57 anni. Dice che la gente per strada, a Madrid, “mi ricorda ancora la mia eredità, i miei gol”. Ne ha lasciati un bel po’ anche in Italia. Intervistato da As dice che ovviamente il calcio è cambiato: “Adesso è molto più fisico e se non sei preparato non puoi giocare. Inoltre è cambiato anche l’ambiente: la passione è la stessa, ma l’atmosfera negli stadi è diversa. E poi tutto quello che c’entra con le questioni commerciali ed economiche non c’entra niente con quando giocavo io, adesso i club investono molto di più nel capitale umano e i milioni che vengono pagati sono enormi”.
Il 9 puro, dice, “è estinto. Non ci sono più squadre che giocano con quella cifra, come me o Hugo Sánchez, che vivevamo in una sola zona del campo. È vero che ci sono attaccanti come Haaland, Lewandowski, Lukaku, Osimhen o Sorloth che sembrano quel tipo di attaccante, ma si comportano diversamente rispetto agli attaccanti di prima. L’ultimo di quella stirpe potrebbe essere Falcao, che quest’anno è andato al Millonarios”.
A proposito di stadi… Quante ne sentiva pure lui: “Uff, mia madre! Oppure ‘Iván Zamorano, sei uno zingaro’… Certo che capisco Vinicius e penso che sia bello che si stufi di quello che gli dicono, perché è ingiusto. Il fatto che la Liga e la giustizia stiano cercando di fermare tutta questa violenza verbale nei confronti di giocatori di un’altra razza o semplicemente stranieri è un grande passo. Adesso c’è molta più consapevolezza su questo tema, ma quando giocavo lo vivevamo come una cosa normale. La verità è che non mi ha mai toccato. Ci dedicavamo al gioco e non ci è mai venuto in mente di affrontare i tifosi. Alla fine è un problema di educazione. Non capisco come si possa andare allo stadio ad insultare invece di godersi il calcio”.
Zamorano, da tifoso del Real, parla di Ancelotti: “Lo trovo straordinario, non solo come allenatore, ma come persona. Ha una grande intelligenza, esaltata dal carattere e dall’esperienza di saper gestire uno spogliatoio complicato come quello del Real Madrid e sapere quali sono le soluzioni migliori quando la squadra le richiede. Inoltre voglio elogiare la figura del figlio Davide, a cui mi sembra non venga data la valorizzazione che merita e che occupa una parte importante nella gestione della squadra”.
Zamorano poi racconta la sua storia con Valdano. Che è abbastanza educativa in quanto a tigna e – come si dice oggi – “resilienza”. “Quando Valdano arrivò al Real Madrid nel 1994 dichiarò di non contare su di me. Mi chiamò nel suo ufficio e mi disse di trovare una squadra e che, se fossi rimasto, sarei stato il quinto straniero e il quinto attaccante. È stata molto dura per un attaccante come me che aveva segnato così tanti gol nei due anni precedenti… Sono uscito dal suo ufficio con l’idea che sarei rimasto e che avrei fatto tutto il possibile per guadagnarmi la sua fiducia, e gliel’ho detto, ma Jorge ha trasformato la cosa in qualcosa sui media. Quando uscimmo in strada tutti i giornalisti conoscevano già la storia e il giorno dopo la stampa titolò: “Zamorano, il quinto straniero”. Cosa ho fatto? Motivami ancora di più. Invece di fargli guerra, ho continuato a dimostrare il guerriero che sono sempre stato e gli ho fatto cambiare idea. C’è voluto molto poco. Ricordo che in precampionato dopo il primo allenamento mi disse: “Ti alleni sempre così o solo quando odi l’allenatore?” , e io ho risposto: “Sempre”, al che lui ha borbottato: “Beh, penso che dovrò rimangiarmi qualche parola”. Ángel Cappa mi raccontò poi che nello spogliatoio Valdano aveva detto a lui e al resto dei suoi assistenti di aver commesso un errore. Quando è iniziata la Liga ero già titolare. Ho ancora i ritagli di quel periodo con frasi di Valdano come ‘Zamorano è il mio socio’ oppure ‘Se qualcuno vuole la maglia del Real Madrid, dovrà lavorare come Zamorano’. E ho apprezzato anche questo, perché così come ha fatto sapere ai media che non mi voleva a Madrid, allo stesso modo ha riconosciuto ai media che aveva commesso un errore con me, per questo il nostro rapporto è diventato straordinario”.