ilNapolista

Castellacci: «I calciatori giocano 70 partite. A fine carriera andranno incontro a gravi problemi osteoarticolari»

L’ex medico della nazionale al Tirreno di Pisa: «Nel nostro operato si hanno pressioni psicologiche da parte di presidenti, dirigenti, allenatori e dagli stessi atleti infortunati che vogliono ridurre i tempi di recupero»

Castellacci: «I calciatori giocano 70 partite. A fine carriera andranno incontro a gravi problemi osteoarticolari»
Db Berlino (Germania) 14/07/2024 - finale Euro 2024 / Spagna-Inghilterra / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Dani Carvajal-Jude Bellingham

Il quotidiano “Il Tirreno di Pisa” ha intervistato il professor Castellacci. L’ex medico sociale della nazionale ha parlato, tra le altre cose, del problema degli infortuni sempre più numerosi.

Professor Castellacci, dal 1970 a oggi il ruolo del medico sociale nel calcio è cambiato…
«C’è stata una trasformazione prima di tutto a livello culturale. All’inizio i medici delle squadre erano spesso scelti dai presidenti o frutto di conoscenze varie e magari non avevano competenze specifiche a livello traumatologico. Adesso per ricoprire quel ruolo devono necessariamente ottenere la specializzazione in medicina dello sport. Ma se l’associazione è riuscita ad alzare il tasso di professionalità deve ringraziare i suoi pionieri. Dal primo presidente Salvatore Matracia, medico del Palermo che salvò un difensore rosanero (Citterio) intuendo che aveva un problema cardiaco e impedendogli di entrare in campo, al dottor La Neve per decenni responsabile sanitario della Juventus sino a Gio-van Battista “Ginko” Monti, mitico professore medico del Milan che in vita ebbe anche un club intitolato a suo nome e a Gaetano Bonolis, storico medico sociale del Teramo».

A distanza di quasi 50 anni, nonè stato siglato un contratto nazionale per i medici del calcio.
«C’è amarezza per non avere ancora centrato l’obiettivo, ma non ci scoraggiamo e andiamo avanti nella certezza che gli organismi federali competenti (Leghe, Figc) finalmente riconoscano la fondamentale importanza del nostro operato in seno alle società calcistiche. Oggi la figura del medico sportivo è ancora più importante di un tempo: gestiamo la salute e la carriera di giocatori che rappresentano un importante patrimonio economico per la società di appartenenza. E più la nostra professionalità più è alta e tutelata da contratti nazionali più cresce la credibilità nel nostro operato che come sempre accade continuerà ad avere pressioni psicologiche da parte di presidenti, dirigenti, allenatori e dagli stessi atleti infortunati che vogliono ridurre i tempi di recupero e riabilitazione per tornare in campo visto che spesso sono imprenditori di se stessi».

La chirurgia e la riabilitazione hanno fatto passi da gigante.
«Se si pensa agli infortuni degli anni Settanta capitati a Rocca e Roggi, costretti ad abbandonare l’attività agonistica a 24-25 anni, e all’esperienza vissuta in Francia accanto al professor Albert Trillat, il chirurgo del ginocchio per antonomasia, ci rendiamo conto dei passi da gigante in campo sanitario. Oggi il 90% dei calciatori professionisti che hanno partecipato alla Uefa Champions League tornano a giocare sugli stessi standard dopo essersi sottoposti a un’operazione al legamento crociato anteriore del ginocchio.
Ma non è tutto oro ciò che riluce….».

Castellacci sulle troppe partite giocate dai calciatori

Si spieghi meglio.
«Da tempo i medici dello sport denunciano la sovraesposizione agonistica dei calciatori. Settanta partite l’anno tra amichevoli, campionato, Coppa ltalia, coppe Europeee in qualche caso nazionali giocate spesso a tre-quattro giorni di distanza l’una dall’altra in funzione dei business, degli sponsor, dei tifosi e dei media senza che le federazioni e gli organi nazionali e internazionali preposti pensino alla salute dei giocatori. Non parlo soltanto dei gravi infortuni che si moltiplicano (Rodri, Bremer, Carvajal, Zapata, Malinovskyi, Ter Stegen, Scalvini, Scamacca, Florenzi, solo per citare i più noti negli ultimi tre-quattro mesi), ma dei futuri gravi problemi osteoarticolari a cui andranno incontro a fine carriera. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e permettere in guardia gli stessi protagonisti della domenica abbiamo stipulato un accordo con l’Assocalciatori, con cui collaboriamo da tempo, che ha lo scopo di creare le migliori condizioni per l’effettuazione di visite ed accertamenti ritenuti indispensabili per la salute implementando quanto previsto per legge o per disposizioni federali. Collaboreremo affinché Uefa, Fifa, federazioni e leghe pongano un freno a questo aumento indiscriminato di partite che nuoce alla salute degli atleti».

ilnapolista © riproduzione riservata