In conferenza stampa: «Dev’essere davvero dura per Sinner. È impressionante ciò che Jannik sta facendo durante tutto questo processo. Sta giocando a un livello elevatissimo»
Novak Djokovic, pronto a tornare in campo al torneo di Shanghai, ha detto la sua sul caso Sinner e sul ricorso presentato dalla Wada.
Queste le parole del serbo:
«È abbastanza ovvio che abbiamo un sistema che non funziona bene, se ne stanno accorgendo anche le persone che non seguono il tennis. Ci sono troppe incoerenze, troppi organi di governo coinvolti. Tutto il caso intorno a Sinner non sta aiutando per niente il nostro sport. Mi pare Jannik abbia vinto tutti e tre gli appelli che ci sono stati finora, dev’essere davvero dura per lui, il suo team e la sua famiglia».
Djokovic: «Impressionante ciò che sta facendo Sinner»
Djokovic ha esaltato i risultato di Sinner ottenuti in un periodo difficile:
«Spero che potremo tornare al tennis. È impressionante ciò che Jannik sta facendo durante tutto questo processo. Sta giocando a un livello elevatissimo, vincendo Slam e la maggior parte delle partite che gioca. Tutta questa situazione non è positiva per il tennis, spero che questo caso si risolva il prima possibile. Qualunque cosa accada spero venga decisa nel minor tempo possibile».
La Wada del ricorso contro Sinner s’è persa quasi mille test e forse ha mandato dei dopati alle Olimpiadi (New York Times)
Mentre Jannik Sinner oggi torna in campo all’Atp di Pechino per i quarti di finale contro il ceco Lehecka, attorno alla Wada, l’agenzia mondiale antidoping che ha fatto ricorso al Tas contro l’assoluzione del numero uno del mondo del tennis, si sta combattendo una battaglia politica enorme. Dagli Stati Uniti continuano a piovere attacchi più o meno diretti, con cadenza ormai settimanale. Il New York Times per esempio svela che a causa di una serie di problemi tecnici poche settimane prima delle Olimpiadi di Parigi i database dell’agenzia sono andati in panne. La Wada s’è persa i dati di almeno 2.000 casi e ha perso traccia di oltre 900 risultati di test di atleti accusati di aver infranto le regole antidoping.
E c’è “un’altra inquietante rivelazione: a causa dei problemi di dati, l’agenzia non era più in grado di determinare quali casi avrebbe dovuto monitorare e se stesse monitorando correttamente i casi di atleti che presto avrebbero potuto recarsi a Parigi”. Insomma non si sa se la Wada ha permesso a qualche dopato di gareggiare tranquillamente a parigi.