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Gli arbitri sono solo un capro espiatorio, i tifosi lo sanno che il problema non sono loro (Guardian)

“I complottisti se la prendono con loro perché sono impotenti con le nuove proprietà che potrebbero davvero distruggere il gioco”

Gli arbitri sono solo un capro espiatorio, i tifosi lo sanno che il problema non sono loro (Guardian)
Db Torino 19/01/2023 - Coppa Italia / Juventus-Monza / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: cartellino giallo

Leggere l’Inghilterra è come leggere l’Italia, quando si parla di arbitri. Il complottismo arbitrale è un esperanto. Ma che ha fatto un salto di qualità, scrive il Guardian. “I tifosi si sono sempre lamentati degli arbitri, ma tradizionalmente li chiamavano “ciechi” e li liquidavano come “coglioni” o “bastardi”. Ma le grida di corruzione sistemica sono relativamente nuove”.

Scrive Jonathan Wilson: “Forse questo è solo il mondo in cui viviamo, un mondo di distorsioni e paranoie, plasmato da una vasta gamma di cinici populisti da José Mourinho a Donald Trump, con i social media che alimentano teorie cospirative che germogliano dal terreno fertile lasciato dal Covid in ritirata. O forse c’è qualcosa di più complesso in corso.

Non c’è spazio per le zone grigie dal punto di vista iper-partigiano del tifoso moderno, poco spazio anche per l’incompetenza. Tutto deve far parte di una grande trama. Perché questo non dovrebbe diventare la norma è impossibile da dire con certezza, ma ecco una teoria. I tifosi sanno che il gioco è in grave pericolo; che i proprietari mega-ricchi, molto più ricchi di qualsiasi precedente proprietario, hanno il potenziale per mandare in bancarotta intere competizioni attraverso ripetute azioni legali di merito discutibile. Sanno anche che la nuova generazione di proprietari non si preoccupa delle tradizioni del gioco, disdegnando i tifosi abituali per i visitatori occasionali che considerano una partita come una giornata fuori e si sbizzarriscono in merchandising e cibo da stadio troppo caro”.

“I proprietari stanno spennando i tifosi e rimodellando lo sport, trascinandolo via dalle comunità che lo hanno sostenuto – e ne sono state sostenute – per un secolo e mezzo. Ma è troppo doloroso da accettare. Contro la loro forza, il tifoso medio è impotente e così, in un classico caso di spostamento del disagio, forse accecati dalla faziosità, si rivolgono invece al nemico familiare: gli arbitri”.

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