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Goggia: «Sinner? Nel 2013 il dottore mi diede la stessa pomata. Mi ha fermato prima che scendessi in pista»

A Tuttosport: «Noi lasciamo lo zaino in fondo alla pista con le borracce e risaliamo. Se uno ti mette dentro qualcosa poi risulti dopato?»

Goggia: «Sinner? Nel 2013 il dottore mi diede la stessa pomata. Mi ha fermato prima che scendessi in pista»
Italy's Sofia Goggia competes during the Women's Giant Slalom event of FIS Alpine Skiing World Cup in Kronplatz, Plan de Corones, Italy on January 30, 2024. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Sofia Goggia durante un’intervista a Tuttosport dà in qualche modo ragione a Sinner sul caso doping. La sciatrice azzurra racconta di aver vissuto un caso simile. Il dottore che le aveva dato la pomata incriminata però se ne accorse in tempo e fermo Sofia prima che scendesse in pista. Lui se n’è accordo, il fisioterapista di Sinner purtroppo no.

Goggia: «Se qualcuno ti mette dentro qualcosa nella borraccia e tu bevi e poi risulti dopato?»

«Caso Sinner? Una giovanissima Sofia Goggia a Lake Louise nel 2013 non ha corso perché aveva un gelone con un taglio sull’alluce e il dottore le aveva dato la trofodermina, la stessa pomata del caso di Jannik. Quando si è reso conto che era nella lista delle sostanze proibite, mi ha fermato prima che scendessi in pista. Certo, se è andata così la vicenda di Sinner, quello del fisioterapista è un errore grave. Poi questa cosa fa pensare». Così la sciatrice azzurra Sofia Goggia nell’intervista a Tuttosport.

«Proprio giovedì sera a cena ne parlavamo con le ragazze della squadra: noi facciamo massaggi quotidiani con gli stessi fisioterapisti per non parlare del fatto che lasciamo lo zaino in fondo alla pista con le borracce e risaliamo al cancellato. Se passa uno e ti mette dentro qualcosa e tu bevi e poi risulti dopato?», ha aggiunto la Goggia.

«Per due mesi ho pensato di essere morta. Umanamente ho sperimentato il gelo e il buio»

La sciatrice Sofia Goggia racconta in un’intervista per Repubblica i durissimi mesi che ha dovuto affrontare dopo l’infortunio alla tibia.

Sofia, come sta?
«Bene così. Mi sento quasi quella di prima, da quando ho tolto quella piastra che sporcava le mie emozioni. Sono contenta perché metterò gli sci nelle prossime settimane, faremo dei primi giorni molto blandi, giusto per respirare e adattarmi a neve e scarponi. L’11 novembre partirò per Copper Mountain, dove mi allenerò un mese. Sono molto fiduciosa».

La sua riabilitazione ha colpito chi l’ha seguita sui social.
«Ho patito molto, per due mesi ho pensato di essere morta. Umanamente ho sperimentato il gelo e il buio. Ma adesso mi sento veramente bene, ho voglia di sciare, di provarci».

A maggio è andata a casa di Roberto Baggio, un altro campione spesso ferito.
«Ero confusa, stavo cercando una strada, parlando con lui per trovare conforto. Sai, quando sei disperata ti aggrappi a tante cose, no? E vorresti vedere un barlume nel buio di te stessa. Eravamo seduti a tavola, nei grandi spazi della villa di Altavilla Vicentina, e lui a un certo punto mi prende il braccio, mi guarda con quegli occhi di vetro e fa: “Decidi tu per te stessa. Il resto sono solo grandi se…”. Mi ricorda quella persona che mi ha regalato un foglio».

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