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Gullit: «Il Napoli di Conte ha ritrovato la mentalità che lo ha fatto vincere con Spalletti» (Gazzetta)

«Ibra deve restare al Milan, ne servirebbero altri… Soprattutto perché è competente e il talento lo riconosce a prima vista»

Gullit: «Il Napoli di Conte ha ritrovato la mentalità che lo ha fatto vincere con Spalletti» (Gazzetta)
1987 archivio Storico Image Sport / Milan / Ruud Gullit / foto Aic/Image Sport

La Gazzetta dello Sport intervista oggi Ruud Gullit, l’ex pallone d’oro, parlando della sua squadra del cuore, il Milan, ha accennato anche al Napoli di Conte come possibile avversaria temibile di questa stagione

In ottica tricolore qual è l’avversaria più temibile per il Diavolo?

«Faccio una premessa: è positivo che sia stata interrotta l’egemonia che fino a qualche anno fa aveva la Juventus. I tifosi bianconeri sicuramente preferivano quello che è successo fino al 2019-20 (nove scudetti di fila, ndr),ma da spettatore esterno e da appassionato di calcio non ho dubbi nell’affermare che adesso la Serie A è più equilibrata e interessante. Non a caso nelle ultime quattro stagioni il tricolore è andato a tre formazioni diverse (due volte all’Inter, una al Milan e al Napoli, ndr)».

Gullit sul Napoli

Torniamo al suo pronostico.

«I nerazzurri hanno perso il derby, ma sono i campioni d’Italia e hanno vinto lo scorso scudetto con un margine di vantaggio importante sulla concorrenza. Mi sembra che Inzaghi abbia una rosa ulteriormente rinforzata dalla campagna acquisti estiva e che continui a far giocare ai suoi un bel calcio. Attenzione però al Napoli e alla Juventus. Con Conte gli azzurri hanno ritrovato la mentalità vincente che ha permesso loro di vincere il campionato con Spalletti e in più non spenderanno energie fisiche e nervose nelle coppe europee: alla lunga può essere un bel vantaggio. Motta ha portato a Torino una ventata di entusiasmo e la società gli ha dato una mano con una campagna acquisti estiva importante».

Infine due domande su Ibra

Chiudiamo con Ibrahimovic: le piace in versione dirigente?

«Moltissimo. Io lo conosco da diversi anni, da quando era giovane e giocava in Olanda (con l’Ajax, ndr). Ibra era un calciatore diverso dagli altri e adesso è una persona… diversa dalle altre. Non è convenzionale nel modo di comunicare, ma sicuramente i suoi atteggiamenti aiutano a togliere pressione alla squadra. Non fa mai niente di casuale e le sue conferenze stampa non sono noiose».

Quindi secondo lei Ibra deve restare… Ibra anche da dirigente?

«Senza dubbio. Il mondo del calcio ha bisogno di lui così com’è. Anzi, di Ibrahimovic ne servirebbero altri… Soprattutto perché è competente e il talento lo riconosce a prima vista: pochi nella storia del calcio ne hanno avuto quanto lui. Sono convinto che alMilan farà un bel lavoro: da calciatore voleva sempre vincere e adesso non credo che abbia cambiato mentalità. Anzi…».

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