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Gvardiol: «Al City pensavo che sarei diventato un difensore solido, Guardiola mi ha messo all’ala sinistra»

Dopo la vittoria sul Southampton: «Quando fai il difensore per 10-15 anni poi ti stufi, il mister ha deciso di trasformarmi in un dieci o in un’ala»

Gvardiol: «Al City pensavo che sarei diventato un difensore solido, Guardiola mi ha messo all’ala sinistra»
Db Manchester (Inghilterra) 18/09/2024 - Champions League / Manchester City-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Josko Gvardiol

Josko Gvardiol ha stupito ai Mondiali in Qatar con la sua Croazia. Il suo quasi omonimo Guardiola ci ha messo poco a “imporlo” al suo City, ma nessuno si aspettava che il suo impiego avrebbe potuto prendere la piega che ha preso. Il difensore centrale è diventato, nel modulo fluido del City che costruisce a 3+2, un braccetto che diventa trequartista o ala sinistra. In nove gare ha già segnato due gol pur non essendo al massimo della forma, oltre ad essere – quando impiegato – fondamentale nei passaggi chiave e in quella ricerca spasmodica ed ossessiva del dominio del gioco in lungo e in largo, per tutto il campo. Il difensore – o presunto tale – è stato sincero ai microfoni di Sky Sports UK ieri e ha ammesso come in realtà non gli dispiaccia questa fluidità di movimento.

Gvardiol ormai come un “ex difensore”

Di seguito le sue dichiarazioni a Sky UK, nel post-gara di City-Southampton:

«A dire il vero non mi aspettavo questo da me. Tutto quello che volevo prima di entrare al City era essere un difensore solido accanto a Ruben (Dias, ndr), John (Stones, ndr), Manu (Akanji, ndr) e Ake, indipendentemente da chi giocava con me, e poi il mister ha deciso di trasformarmi in un numero 10, un’ala sinistra! Quando fai il difensore per 10-15 anni ti stufi. Quando ero più giovane, giocavo ovunque in campo, anche come attaccante, ala, centrocampista centrale, centrocampista d’attacco. Mi sento a mio agio in qualsiasi posizione, e spesso mi trovo in fascia a sinistra è perché il tecnico vuole che io sia lì.» 

Guardiola lontano dall’Inghilterra: i motivi del sì e del no

Il Times analizza il rapporto tra Pep Guardiola, il Manchester City e la Premier League. In un certo senso, è come se i 115 capi d’accusa pendenti sul club e in generale la lotta che i citizens come club stanno portando avanti contro la Football Association avesse dato ancora più amor proprio al tecnico ex Barcellona, legandolo sempre di più alla causa inglese. D’altronde, Guardiola non ha ancora rinnovato il suo contratto.

Di seguito quanto riportato, a firma di Martin Samuel:

«Guardiola non escluderebbe l’Inghilterra in futuro, anche perché è praticamente apolide in termini di calcio internazionale, essendo un nazionalista catalano il cui paese di origine è la Spagna. Il City era consapevole dell’interesse, ma non è stato per questo che Guardiola si è recato ad Abu Dhabi per incontrare Khaldoon Al Mubarak. Il presidente del Manchester City è il “sussurratore di Pep”, l’uomo che lo ha convinto a rimanere allenatore molto più a lungo di quanto previsto. Si dice che abbiano un rapporto speciale e ogni anno, quando trascorrono del tempo insieme, Al Mubarak è incaricato di fare in modo che il lavoro del club sia portato a termine. Nessuno interferisce, nemmeno il proprietario, lo sceicco Mansour.»

 

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