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Il calcio coltiva la cultura dell’impunità per i reati sessuali (El Pais)

Quando Maradona è morto pochissimi hanno menzionato i maltrattamenti e le violenze subite dalle sue ex partner, come se fosse scandaloso menzionare qualcosa che appannasse la sua eredità sportiva.

Il calcio coltiva la cultura dell’impunità per i reati sessuali (El Pais)
Tblisi (Georgia) 11/08/2015 - Supercoppa Europea / Barcellona-Siviglia / foto Imago/Image Sport nella foto: Dani Alves

El Pais dedica oggi un approfondimento all’impunita’ della violenza sessuale nel calcio. L’incipit è relativo a Maradona

“Maradona era il dio del calcio. Quando è morto, il 25 novembre del 2020, pochissimi necrologi hanno menzionato i maltrattamenti e le violenze che alcune delle sue ex partner hanno dichiarato di aver subito. Come se fosse scandaloso menzionare qualcosa che appannasse la sua eredità sportiva. Il calcio è calcio e il resto è roba degli altri”.

Nel calcio ci sono moltissimi esempi, sfodera El Pais, partendo dal caso Rubiales che ha fatto il giro del mondo col il suo bacio alla Hermoso dopo la vittoria del Mondiale femminile. Passando poi per Dani Alves, Sergi Enrich e Antonio Luna, Achraf Hakimi fino a Rafa Mir.

El Pais interroga sulla questione Eukene Arana, esperta nella protezione di bambini e adolescenti dalla violenza che alla domanda se esiste una cultura dell’impunità e dello stupro nel mondo del calcio, risponde:

«È qualcosa di preoccupante perché in molti casi il potere, la fama e il denaro creano un ambiente in cui coloro che abusano vengono rimossi dalla realtà e dove certi comportamenti inappropriati sono tollerati o trascurati. E questo è supportato dallo squilibrio di potere soprattutto in quei calciatori con grande influenza. Molte volte può portare a sentirsi intoccabili e questo rende più facile per loro impegnarsi in comportamenti di abuso senza però essere ritenuti responsabili delle loro atrocità. Una delle cose che mi sorprende di più è che continuiamo a sostenere queste figure: sono ancora intoccabili, anche commettendo questo tipo di crimini. Il calcio è un ambiente molto macho che aiuta a normalizzare certi comportamenti e certe violenze e a minimizzare le lamentele delle vittime».

Sull’argomento prosegue Iñaki Alonso, uno dei maggiori esperti in Spagna sulla protezione dei minori nel campo sportivo che spiega come  il calcio generi ragazzi giovani e ricchi senza strumenti emotivi e sociali per le relazioni con le ragazze.

«Quando la giovinezza, la fama, il denaro, le aspettative sociali molto elevate si uniscono, ciò può rappresentare un potenziale rischio di comportamenti sessuali violenti. Hanno potere, rilevanza sociale e l’abitudine acquisita di avere tutto reso facile per loro con la scusa che si concentrano esclusivamente sul calcio e sugli allenamenti. Hanno tutto risolto: la prenotazione di un ristorante,  un brand che ti offre delle sneakers per le promozioni, inviti ai concerti in cui non devi pagare. Puoi avere accesso a qualsiasi cosa e nel subconscio alcuni pensano “Tutto è  facile per me, ho accesso a tutto, ho ciò che voglio quando voglio”. E se questo vale per le relazioni umane e con le ragazze può essere un rischio. Anche perché non si tratta solo di avere tutto, ma che ‘se sbaglio, qualcuno lo sistemerà per me’».

Il quotidiano spagnolo rilancia la proposta di David Moscoso, professore di sociologia all‘Università di Córdoba, secondo cui è necessario “femminilizzare l’intera struttura del calcio”. Ma avvisa che il mondo del calcio si senta intoccabile ed è percepito in questo modo dalla società perché non è solo uno sport. “È un business milionario, che rappresenta quasi l’ 1,5% del PIL e genera quasi 200.000 posti di lavoro”.

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