ilNapolista

Il Var ha distrutto il calcio e ha creato un altro sport: il telecalcio, per commentatori da studio e da bar (Libero)

Dibattito sul quotidiano. C’è chi se la prende col Var e chi con gli arbitri. Il risultato è lo stesso: la situazione è peggiorata

Il Var ha distrutto il calcio e ha creato un altro sport: il telecalcio, per commentatori da studio e da bar (Libero)
Db Bergamo 27/01/2021 - Coppa Italia/ Atalanta-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: arbitri guardalinee

Anche questa mattina Libero scrive delle polemiche che riguardano arbitri e Var. Il quotidiano tenta di capire quali e di chi sono le responsabilità di errori grossolani. Ma tra Var e arbitro di campo è difficile dire chi, di volta in volta, faccia peggio.

Ormai i protagonisti del calcio sono arbitri e Var

Scrive Libero:

Parlare di calcio è dura perché gli arbitri stanno diventando i protagonisti di ogni partita. La serie A sta diventando una barzelletta mentre Rocchi, capo degli arbitri, minimizza. Il problema è a monte: hanno creato un regolamento che limita lo spazio di giudizio degli arbitri e poi il problema è proprio la disparità di giudizio“.

A chi il Var non piace, come Maurizio Zottarelli, scrive:

È accaduto quanto i più avveduti avevano previsto: il Var ha distrutto uno sport secolare come il calcio e ne ha inventato un altro, il “telecalcio” a beneficio dei commentatori da studio e da bar. La questione più grave è, invece, che questo super arbitro ha cambiato lo spirito e la natura dello sport che noi tutti amavamo. Perché l’avvento delle telecamere arbitrali ha, ovviamente, cambiato il modo stesso dei giocatori di giocare. In ogni incontro si assiste allo spettacolo di atleti che, una volta in area, cercano solo un contatto con l’avversario per poi cadere a terra”.

Un sistema nato per punire le scorrettezze finisce, non solo per provocarne, ma anche per premiarne di nuove e più subdole. Un paradosso solo per chi non aveva mai sentito dire che “il medium è il messaggio”, cioè che lo strumento di comunicazione modifica la realtà“, conclude Zottarelli.

C’è chi invece crede, come Claudio Savelli, che le responsabilità siano tutte degli arbitri, quelli in campo e davanti al monitor:

Il problema non può essere il Var, essendo uno strumento creato dall’uomo. È per forza l’uomo che lo usa, ovvero l’arbitro, inteso sia quello che va in campo sia quello che sta davanti al monitor. Quest’ultimo lo hanno addirittura creato ad hoc, uno specialista che fa soltanto quello. Lo scopo era migliorare la situazione, alla fine si è ottenuto il contrario: è peggiorata. Gli uomini chiusi nel bunker di Lissone sono sempre più lontani dal vero senso dell’arbitraggio, e l’arbitro in campo a sua volta si sta allontanando dal senso del gioco. Si condizionano a vicenda, indicandosi come nel meme di Spider Man, incastrati in un regolamento scritto su Marte“.

Quasi dieci arbitri dedicati a una partita di serie A ma nessuno di questi… arbitra. Quello in campo aspetta quelli al monitor che aspettano le immagini che vengono prese, rallentate, osservate con la lente di ingrandimento fino a trovare due piedi che si sfiorano, dimenticando che il calcio è uno sport di contatto. E l’arbitro in campo che fa? Non interpreta l’azione, non contestualizza il contatto all’interno del gioco, non pensa, non decide. Semplicemente esegue. Il problema è l’uomo che usa male la macchina perché ne diventa schiavo, intuendone la comodità“, conclude Savelli.

ilnapolista © riproduzione riservata