La Gazza dà per assodato il corporativismo o, peggio, l’omertà. Ricorda Lippi che in tv invitò Zeman alla consegna del silenzio
La Gazzetta definisce fuoco amico le parole di Spalletti su Inzaghi e gli ultras. Il quotidiano dà per assodato che a prevalere debba essere il corporativismo. O, peggio, l’omertà. Che ci si possa battere per un calcio migliore, pulito e legale, non è nemmeno preso in considerazione. Il concetto di fuoco amico è rivelatore della mentalità del calcio italiano: bisogna stare tutti dalla stessa parte. Non vedo, non sento, non parlo. Ricorda quando Lippi in tv disse a Zeman (l’uomo che con le sue parole innescò un meccanismo che trascinò la Juve al processo doping) che quando si fa parte di un sistema, ci si adegua alle sue regole. Un trattato di omertà che andrebbe ritrasmesso in tv a orari regolari.
Torniamo alla Gazzetta. Inzaghi si trova ad affrontare una doppia sfida: in campo, all’inseguimento del Napoli di Conte, e fuori dal campo, con l’inchiesta ultras e le parole di Spalletti che lo hanno deluso.
Scrive la Gazzetta dello Sport:
“L’inchiesta sugli ultras della Dda di Milano lo ha allontanato per qualche ora da Appiano e lo ha trascinato fin dentro a un commissariato di polizia in zona Duomo: non indagato, è stato sentito come testimone in una storiaccia di ultras in odor di mafia arrivati a bussare alle porte di Inter e Milan, ma si sarebbe di certo risparmiato anche il semplice accostamento.
A completare la settimana è poi arrivato il fuoco amico di Luciano Spalletti, il ct col bazooka: il suo precedessore sulla panchina nerazzurra non è stato proprio diplomatico nel bacchettarlo sui rapporti con il tifo organizzato e le parole del collega non sono state gradite (eufemismo).
Inzaghi e l’Inter sbigottiti e delusi dalle parole di Spalletti
La Gazzetta racconta la reazione dell’Inter e di Inzaghi alle parole di Spalletti:
“L’Inter è rimasta sbigottita e un po’ delusa, proprio come Simone, di fronte a quella che è stata avvertita come una frecciata gratuita, anche perché i nerazzurri sono stati definiti come “parti lese” dagli stessi pm. In attesa di chiarimenti pubblici con l’ex tecnico, sulla panchina interista nel biennio 2017-19, la società ha comunque scelto di non esasperare il caso: meglio chiudersi a riccio nel segreto di Appiano. Tutti attorno all’allenatore così da concentrare i pensieri su Roma, Juventus e, in fondo, anche su Conte. Tra uno strattone e l’altro, tornerà a parlare soltanto il campo“.