Ha mostrato la strada ai Friedkin e ai tifosi: finché saranno subalterni ai leader dello spogliatoio (ma modesti in campo) non andranno da nessuna parte
Juric hombre vertical: manda in panchina Pellegrini e Cristante e batte il Torino (con gol di Dybala)
Juric allenatore e uomo vero. Da solo contro tutti, dal primo giorno, conduce la Roma alla terza vittoria in campionato. La terza anche della sua gestione. De Rossi – nessuno lo ricorda – non aveva mai vinto. Dopo la figuraccia a Firenze, con la squadra che camminava in campo, e la violenta lite negli spogliatoi, Juric si è giocato tutto a modo suo, seguendo le sue idee. Ha lasciato in panchina Pellegrini e Cristante (due dei tre con cui ha avuto uno scontro degno di questo nome, il terzo è Mancini) e ha vinto. Uno a zero con gol di Dybala. I due sono poi entrati nel secondo tempo. Juric non è romano ma è il miglior allenatore in questo momento per i giallorossi. Giallorossi che fin quando rimarranno in balia di giocatori modesti e che condizionano lo spogliatoio, non andranno da nessuna parte. È la stessa situazione che c’era nel Napoli. Mertens, Insigne, Koulibaly e gli altri erano ovviamente più forti di Cristante e Pellegrini ma non erano più gli uomini in grado di far fare l’ultimo salto di qualità al Napoli che non a caso ha vinto quando sono andati via.
Juric ha mostrato la strada. E lo ha fatto dopo che in conferenza stampa non aveva negato il confronto duro con lo spogliatoio: «Sono stati giorni di litigi pesanti e di scontri, ma è meglio che sia successo». Quanti allenatori hanno avuto il coraggio di ammettere gli scontri con i giocatori nello spogliatoio?
L’assurdo clima di Roma: vogliono cacciare Juric che ha la colpa di fare risultati (al contrario di De Rossi) – 25 ottobre
Sono Pazzi Questi Romani. In particolare i romanisti. Avevano ragione Obelix e Asterix. È lunare il clima della Roma giallorossa che da settimane piange perché la loro squadra va meglio, si sta riprendendo dopo un inizio di stagione da Serie B. Perché – ricordiamolo – con De Rossi avevano giocato quattro partite in Serie A: tre pareggi e una sconfitta. Neanche una vittoria. Eppure sembra che i Friedkin abbiano allontanato Guardiola o Ancelotti. Il clima è in subbuglio. Ogni partita per Juric è un’ultima spiaggia. Ma perché? Perché non è romano. Non ha giocato nella Roma. Non è stato Capitan Futuro. Juric è subentrato alla quinta giornata e in quattro partite di campionato la Roma ha totalizzato 7 punti (SETTE. PIÙ DEL DOPPIO DI DE ROSSI). Ha battuto l’Udinese (che alla quinta giornata era prima in classifica). Il Venezia. Ha pareggiato a Monza con un clamoroso rigore negato ai giallorossi per fallo su Baldanzi e ha perso contro l’Inter per uno sciagurato errore di Zalewski. Poi, sì ha perduto in Europa League in casa dell’Elfsborg. Non ci sembra una macchia imperdonabile.
La romanità è un accrocchio di provincialismo
È inconcepibile che debba lavorare in un perenne clima da ultima spiaggia. I Friedkin sono quelli che sono. Hanno esonerato Mourinho solo perché il portoghese li aveva sgamati anche agli occhi dei tifosi. E un affronto del genere non avrebbero mai potuto sopportarlo. Ma hanno esonerato l’uomo che ha portato un trofeo europeo (sia pure la Conference) la finale di Europa League perduta per ragioni che conosciamo (l’arbitraggio di Taylor). L’esonero di Mourinho fu un errore macroscopico. Fu scelto De Rossi perché era l’unico in grado di evitare una sommossa popolare. Ma De Rossi – pompatissimo senza sosta dalla stampa (come tutti i campioni del mondo 2006) – non ci sembra che abbia fatto chissà quali sfracelli. Ha ottenuto qualche successo iniziale. Ma poi si è via via allontanato da quello standard. Dell’inizio di stagione abbiamo detto.
A. A. A. Cercansi romanisti di buon senso. Lasciate stare la romanità. La romanità è la Roma. Punto. La Roma ha vinto con uno svedese, con un friulano, con un portoghese. Il resto sono nauseabondi accrocchi di provincialismo. Juric è un buon allenatore. Come peraltro sull’altra sponda lo è Baroni (anch’egli oggetto qualche mese fa di una ottusa contestazione). Non smetteremo mai di ripetere quanto avesse ragione Kolarov (ex romanista ed ex laziale) su quanto i tifosi non capiscano di calcio. I tifosi facciano i tifosi. E non c’è motivo per contestare che – a partità di partite – ha fatto il doppio dei punti del precedente. A meno che – appunto – non si sia pazzi. O in malafede.