ilNapolista

La bufala dei calciatori che giocano troppo: giocano le stesse partite di vent’anni fa. Ma guadagnano oltre il 300% in più

La ricerca di Standard Football (dati anno per anno) smentisce mesi e mesi di chiacchiere. I calciatori sono gli unici lavoratori che hanno realizzato la rivoluzione marxista

La bufala dei calciatori che giocano troppo: giocano le stesse partite di vent’anni fa. Ma guadagnano oltre il 300% in più
Juventus' captain forward Italian Alessandro Del Piero (L) kicks the ball despite Milan AC defender Georgian Kakha Kaladze during their European Champions League Final Match at Old Trafford Stadium, 28 May 2003 in Manchester. AFP PHOTO PAUL BARKER (Photo by PAUL BARKER / AFP)

La bufala dei calciatori che giocano troppo: giocano le stesse partite di vent’anni fa. Ma guadagnano oltre il 300% in più

Una bugia ripetuta all’infinito, diventerà una verità. Non ci soffermiamo sul presunto autore della frase (che viene erroneamente attribuita Goebbels). Focalizziamoci sul contenuto e applichiamolo a quel che da tempo, con sempre maggiore insistenza, ascoltiamo nel mondo del calcio a proposito dell’usura dei giocatori. Si gioca troppo. Il fisico non regge più. Aumentano gli infortuni. È comparsa persino la parola sciopero, come se si trattasse di metalmeccanici. La parola sciopero ci ricorda quando si cominciò a parlare di stress dei calciatori. Il buon Aldo Agroppi disse che lo stress poteva averlo tutt’al più suo cognato che lavorava alle acciaierie di Piombino, non certo i calciatori.

Ma è vero che oggi si gioca più rispetto a vent’anni fa? È vero che i club giocano più partite di quanto avveniva dieci o venti anni fa? No. Non è vero. È invece vero che i calciatori del 2024 guadagnano il triplo rispetto ai loro colleghi di dieci e venti anni fa. A dircelo è uno studio di Standard Football che ha analizzato e messo in relazione i match giocati e gli stipendi lordi degli ultimi vent’anni dei calciatori di undici top club europei e di due top club sudamericani. I top club europei sono: Real Madrid. Barcellona, Manchester City, Chelsea, Liverpool, Psg, Juventus, Manchester United, Bayern, Arsenal, Inter. Per il Sudamerica ci sono Palmeiras e Flamengo (del Brasile). Si tratta dei club che qualificandosi più spesso per le competizioni internazionali e superando in media più turni nelle coppe nazionali e internazionali, finiscono inevitabilmente per giocare più partite.

I risultati sono a dir poco sorprendenti. Totalmente in controtendenza con quel che ascoltiamo da mesi. “I risultati – scrive Standard Football – rivelano una significativa disparità tra l’aumento esponenziale dei salari dei giocatori e il numero relativamente stabile di partite stagionali”. Insomma il numero delle partite è rimasto più o meno lo stesso (dipende dalle stagioni: per uno specifico club possono esserci cinque sei partite in più o cinque sei partite in meno, dipende dalle annate, dalle coppe, dai turni superati). Quel che invece ha subito uno stravolgimento sono gli stipendi dei calciatori che sono aumentati nell’ordine del 300 per cento. Come ha scritto l’altro giorno il Wall Street Journal, il calcio in Europa (almeno per alcuni) è una sorta di paradiso marxista: “il lavoro ha finito con l’avere più potere del capitale, le entrate finiscono nelle tasche di calciatori e intermediari”. Va peggio ai calciatori che giocano in Sudamerica. Lì giocano effettivamente più partite rispetto ai colleghi europei e i salari sono rimasti più o meno gli stessi.

Di esempi possiamo farne tanti.

Come sono cresciuti in vent’anni i salari lordi del Manchester City mentre le partite giocate sono rimaste praticamente le stesse

La curva del salari lordi del Real Madrid dal 2004 ad oggi e la curva (che è una retta) del numero di partite giocate anno per anno

Nel 2003-2004 il Real Madrid ha giocato 59 partite e aveva un monte ingaggi di 98 milioni di euro. Vent’anni dopo, le partite sono scese a 55 e il monte ingaggi è salito a 326,95. Più che triplicato. Vale per tutti i club europei presi in considerazione.

Chelsea. Nel 2003-04: 59 partite, 56,56 milioni di monte ingaggi.
2023-24: 51 partite, 205 milioni di stipendi
Barcellona. 2003-04: 52 partite, 45,42 milioni di stipendi
2023-24: 53 partite, 244,21 milioni di stipendi
Liverpool. 2003-04 – 52 partite 39,21 milioni di stipendi
Vent’anni dopo, 56 partite, 181,75 milioni

In vent’anni il monte ingaggi del Manchester United si è quintuplicato 

Osserviamo il ventennio del Manchester United uno dei club simbolo del calcio mondiale.
Nel 2003 il monte stipendi lordo era di 52,52 milioni di euro a fronte di 55 partite giocate.
Nel 2013, sempre 55 partite giocate ma il monte stipendi lordo è più che raddoppiato: 127,36 milioni di euro.
Nel 2023, le partite giocate sono scese a 52. Il monte stipendi è schizzato a 265,2 milioni di euro. Vent’anni dopo, dunque, i calciatori dello United giocano più o meno lo stesso numero di partite (persino tre in meno) ma il monte stipendi si è quintuplicato.

Non solo. Confrontiamo quanto guadagnava un top player nel 2004 e quanto ne guadagna oggi.

Nel 2004 i tre calciatori dello United più pagati erano Roy Keane, Van Nisterlooij, e Ryan Giggs.
Keane guadagnava 12,8 milioni di euro, 48 partite giocate, stipendio di 300mila euro a partita.
Van Nisterlooj: 10,4 milioni di ingaggio, 27 partite giocate, stipendio di 380mila euro a partita.
Giggs: 9,7 milioni, 44 partite, 220mila euro a partita.

Guardate cosa è successo dopo vent’anni.
Casemiro: 21,7 milioni, 30 partite, 720mila euro a partita.
Rashford: 18,8 milioni, 38 partite, 490mila euro a partita
Bruno Fernandes: 17,9 milioni, 27 partite, 660mila euro a match.

Quanto guadagnavano i top player della Juventus nel 2004 e quanto hanno guadagnato nel 2024

Il confronto Vlahovic-Del Piero
Queste proporzioni valgono per qualsiasi squadra. Per La Juventus come per il Real Madrid. Vlahovic nel 2024 guadagna più del doppio di Del Piero nel 2004.

Nel 2004 Alex guadagnava 5,95 milioni, come Nedved e Thuram. Del Piero giocò 41 partite per un salario di 150mila euro a partita. Thuram 120mila euro a partita. Nedved 160mila euro.

Vlahovic guadagna quasi 13 milioni, 12,96. Che diviso per 33 partite giocate fa uno stipendio di 390mila euro a partita. Quasi il triplo di Del Piero.

Conclude Standard Football: l’analisi – scrivono gli autori della ricerca – evidenzia un drammatico aumento degli stipendi medi, in particolare tra i giocatori di medio livello, non solo tra gli atleti di punta. Questo aumento della retribuzione riflette una tendenza di mercato più ampia, in cui i club stanno investendo tantissimo nei salari dei giocatori a tutti i livelli. L’aumento dei salari non è più legato alle prestazioni, a quel che definiremmo il merito. No. L’analisi indica una crescente disconnessione tra gli aumenti salariali e il contributo effettivo sul campo. Questa tendenza – prosegue Standard Football – solleva preoccupazioni per l’equilibrio competitivo nel calcio globale, in particolare per i club con minori opportunità di generare entrate. Lo studio sottolinea come l’aumento dei salari dei giocatori, a parità di partite giocate, abbia creato pressioni finanziarie che potrebbero influire sulle dinamiche competitive dello sport.

E anche se è vero che i club hanno aumentato il loro fatturato, è altrettanto vero che hanno aumentato i costi e negli ultimi 15 anni le prime 5 leghe al mondo registrano significative perdite aggregate e un altrettanto incremento dell’indebitamento.

Quindi è vero che i club incassano di più ma è altrettanto vero che la buona parte dei maggiori introiti finisce ai calciatori i quali giocano lo stesso numero di partite. È pur vero che l’intensità di gioco è aumentata ma sono aumentate anche le rose e il numero di sostituzioni. In ultima analisi va ricordato che i calciatori sono il principale fattore di produzione dell’industria del calcio e infatti vengono ben pagati e in maniera crescente per le prestazioni che erogano in costanza di impegno. Quindi tutto va come deve. Non si capisce dove sia il problema.

ilnapolista © riproduzione riservata