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Malagò: «Arbitri e Var? Serve uniformità di giudizio. Si può risolvere in teoria facendo a chiamata»

Il presidente del Coni all’evento “Per Sempre con Diego”: «Ritorno di Conte in Italia? Eccellente, non ho mai avuto dubbi che facesse bene»

Malagò: «Arbitri e Var? Serve uniformità di giudizio. Si può risolvere in teoria facendo a chiamata»
Roma 12/10/2016 - Presentazione del piano 'Sport e Periferia / foto Insidefoto/Image nella foto: Giovanni Malago' ONLY ITALY

Intervenuto dall’evento “Per Sempre con Diego”, in memoria di Maradona, a bordo della MSC World Europa, Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha parlato di Var e Serie A:

«Polemiche arbitrali? Non mi sembra una grande novità. E’ una costante. Penso che il Var sia stato fondamentale per risolvere tutti quei problemi di millimetri che spesso fanno arrabbiare. E’ come il cronometro nei 100 metri, quando vinci per millesimi di secondo».

Malagò: «Conte in Italia? Eccellente»

Il presidente del Coni ha poi proposto una soluzione. «Negli altri casi serve uniformità di giudizio che si può risolvere in teoria facendo a chiamata. C’è una situazione che riguarda dinamiche internazionali, non possiamo farci le regole per conto nostro. Serie A? Il campionato mi piace molto, rispetto all’inizio che c’erano tante sorprese, le squadre più forti ce le troveremo lì fino alla fine. Ritorno di Conte in Italia? Eccellente, non ho mai avuto dubbi che facesse bene».

Eliminiamo gli arbitri, non servono a niente. Tanto decide tutto il Var (Libero)

Su Libero Claudio Savelli scrive un’analisi del tutto condivisibile sull’inutilità della figura dell’arbitro in campo. Analisi di cui riportiamo qualche stralcio:

Si suppone che un arbitro… arbitri. Cioè prenda decisioni interpretando ciò che vede in campo in base al regolamento del gioco del calcio. Vi sembra che questa cosa accada? Vi sembra che gli arbitri italiani svolgano il mestiere per cui sono convocati e, in serie A, ottimamente pagati? Allo stato attuale delle cose, se li togliessimo non cambierebbe praticamente nulla. L’uomo davanti al Var potrebbe azionare un comando che impone l’interruzione dell’azione, verificherebbe un episodio e poi comunicherebbe la decisione a tutto lo stadio. Già che ci siamo, immaginate che straordinaria rivoluzione sarebbe: niente arbitro in campo, niente più proteste. Giocatori privati del loro pungiball preferito. Tanto questo fanno, oggi, gli arbitri. Aspettano segnali.

Non si cerca più il gioco, si cerca il contatto, il fallo che non c’è secondo il calcio ma c’è secondo il mondo arbitrale. Ne sono prova i 4,4 rigori assegnati in media ogni giornata. 10 partite, 4,4 rigori: ma dai, che roba è…

Colpa del Var? No, affatto. Colpa di cosa hanno fatto diventare il Var, il velo di Maya degli arbitri. Ha permesso loro di non svolgere un mestiere, di non prendere decisioni, di non arbitrare, ma comunque di essere lì in mezzo al campo a guadagnare il gettone presenza.

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