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Mario Orfeo, un allegriano a dirigere la Repubblica di Elkann

Grande amico di Allegri, lo conobbe da milanista e lo ha seguito anche nella sua avventura alla Juve. Ora torna a Repubblica da direttore

Mario Orfeo, un allegriano a dirigere la Repubblica di Elkann
Roma 04/07/2017 - presentazione palinsesti Rai autunno 2017 / foto Insidefoto/Image nella foto: Mario Orfeo

Mario Orfeo, un allegriano a dirigere la Repubblica di Elkann

Nel fantastico mondo elkaniano (una enne) succede qualcosa di inaspettato. Cambio di direzione a Repubblica un tempo giornale di riferimento del progressismo italiano. Esce Maurizio Molinari mai gradito al vecchio carrozzone di Rep, entra Mario Orfeo. Quest’ultimo è assai noto al grande pubblico del giornalismo. Cresciuto al Giornale di Napoli, poi passò a Repubblica Napoli. Si è sempre vantato di essere uno dei fondatori del giornale di Largo Fochetti. Seguiva il calcio, poi colonna dell’ufficio centrale (la spina dorsale di un giornale). Il classico “culo di pietra”. È uno dei pochi in grado di fare il giornale da solo, come si ama dire in ambienti  giornalistici. Ezio Mauro ne ha sempre apprezzato le doti organizzative e poi ne lodava un aspetto: “Alle sei del mattino ha già letto tutto e sa dove è indirizzata la giornata”.

Da Repubblica spicca il volo, passa a viale Mazzini. Dove riesce nell’impresa – unico nella storia – di dirigere tutti e tre i telegiornali e persino di ricoprire la carica di direttore generale della Rai tendenza Renzi. È stato anche direttore del Mattino e del Messaggero, molto apprezzato dal patron Caltagirone. Dettaglio quest’ultimo di non poco conto.

Da classico meridionale che sbarca a Roma, si lascia sedurre dal capitalismo di relazione. Non c’è evento a cui non prenda parte. Appassionato di calcio (qui arriva il bello) e tifosissimo del Milan, diventa amico, grande amico, di Massimiliano Allegri. I due si iniziano a frequentare ai tempi in cui Max guida la squadra rossonera. Mario è affascinato dalla livornesità allegriana, diviene così il suo talismano al punto da seguirlo allo Stadium nella lunga esperienza di Allegri alla Continassa. Guai a dirgli che ha tradito la fede milanista, reagisce citando Albino Buticchi presidente rossonero dei primi anni Settanta. Ciò non toglie che indossi i panni dell’interprete dell’allegrismo, raccontano che sia stato lui a far conoscere Ambra e Max. Insomma, Mario è un “bianconero” (tra virgolette) di rito allegriano. Ecco, lo sanno in casa Elkann?

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