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Marquez: «Prima vedevo le gare solo per vincere: ora ho capito che non bisogna esserne ossessionati»

A Relevo: «Con la Honda non ero più competitivo, arrivare decimo mi sembrava già bellissimo. Mi considero nel gruppo dei migliori, ma non il migliore»

Marquez: «Prima vedevo le gare solo per vincere: ora ho capito che non bisogna esserne ossessionati»
Jerez de la Frontera 28/04/2024 - gara Motogp / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Marc Marquez ONLY ITALY

Marc Marquez ha rilasciato un’intervista a Relevo in cui ha parlato della sua rinascita e del suo cambiamento lontano dalla pista.

Marquez: «Prima vedevo le gare solo per vincere: ora ho capito che non bisogna esserne ossessionati»

Il pilota motociclistico della Ducati ha parlato del terzo posto nella classifica generale come obiettivo dell’anno:

«Ho messo tanta pressione su me stesso nell’ultimo anno, perché è anche una forma di allenamento. Correre per il terzo posto ora è un modo per incoraggiarmi. Correre senza pressione è molto facile, ma non è quello che voglio per il prossimo anno. Il prossimo anno voglio correre con la pressione addosso. Il mondo non finisce se alla fine termino la stagione terzo o quarto, nessuno se lo ricorderà tra un anno. Ma per me è importante perché è un allenamento costante a fare sempre meglio».

Ora che hai trascorso quasi questo primo anno intero in Ducati, quanto sei felice? Perché hai vissuto momenti difficili in passato dal punto di vista sportivo, fisici ed emotivi. E, in prospettiva, la decisione che hai preso sembra la migliore della tua vita…

«Beh, è stata la decisione più difficile, di sicuro, della mia vita, perché stavo rinunciando a tanto. Ma nessuno mi ha assicurato che questo percorso mi avrebbe dato la felicità. Quando scegli un percorso del genere col rischio, ma poi vedi che va tutto bene, allora la felicità è doppia. Ecco perché sono così rilassato. L’anno scorso pensavo “ha senso continuare o no?” E ora non riesco a immaginare la mia vita senza correre. E questo ti dà il doppio della felicità».

Solo avendo di nuovo dei tempi buoni riuscirai a vincere ogni domenica?

«È il post-gara, finire e dire ‘abbiamo fatto tutto bene’, che è ciò che ti fa stare bene e ti fa continuare con la motivazione giusta per continuare a vincere. E questo è ciò che sta accadendo ora. Alla fine in pista mi sono messo la stessa pressione di quando ero alla Honda. Il piacere alla fine è il dopo, è ciò che ti fa essere sempre in tensione e ti fa dare sempre di più». 

Quando eri lì a lottare per l’undicesimo posto… tu, che sei abituato al primato… che succedeva in te?

«Quello significa non essere più competitivo… ed era quello che mi stava succedendo: ero ad ogni gara in lotta per entrare nella top dieci, e mi sembrava bellissimo essere tra i primi dieci. Ma pensavo che non avesse alcun senso lottare per quelle posizioni lì». 

Corri ancora per lottare ad essere campione del mondo? 

Marquez: «Ovviamente la situazione non è la stessa di prima. Sto ancora correndo e sono ancora qui e fino ad ora ho sempre lottato per vincere. Ma prima vedevo solo le gare in modalità vittoria; ora la vedo diversamente, vedo che anche i podi sono buoni, o altre posizioni vicine. Ho capito nella mia testa che vincere, sì, è importante, ma non è normale essere ossessionati dalla vittoria. Però, se sono ancora qui, se sono in competizione, se faccio di tutto per andar bene, è per cercare di lottare per un altro titolo».

Perché sei arrivato a pensare che non avresti più vinto?

Marquez: «Ho passato quattro anni con quattro operazioni ad un braccio e un sacco di ferite. Non ero pronto a correre al mio massimo. Chiedi a qualsiasi medico del mondo di uno che ha subito un intervento chirurgico all’omero quattro volte, e indossa due piastre e un latarjet sulla spalla (Procedura chirurgica per trattare le lussazioni ricorrenti alla spalla); ti dirà: il braccio può ancora funzionare, ma non basta. E il mio dubbio era anche: sono pronto a tornare ad alti livelli? E questo era un dubbio importante da chiarire. Ora l’ho risolto in maniera positiva».

Ti consideri il migliore? 

«Mi considero nel gruppo dei migliori, non avrei firmato per la Ducati altrimenti. Cerco sempre di vedere i rivali un po’ più forti di me per non abbassare la guardia, per questo non mi considero il migliore».

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