ilNapolista

Nadal, il saluto dell’Equipe: “La sua leggenda è piena di cicatrici su un corpo martoriato. Alla fine si è arreso”

Il suo ritiro è un’ammissione di fallimento degli ultimi due anni. Avrebbe voluto allungare un po’ i tempi ma stavolta deve ammettere la sconfitta

Nadal, il saluto dell’Equipe: “La sua leggenda è piena di cicatrici su un corpo martoriato. Alla fine si è arreso”
Parigi (Francia) 05/06/2022 - finale Roland Garros / Nadal-Ruud / foto Imago/Image Sport nella foto: Rafael Nadal ONLY ITALY

Probabilmente non pensava di annunciarlo in questo modo. Non se la immaginava proprio così, la fine. Sguardo fisso negli occhi di una telecamera, maglia nera e sguardo calmo, l’annuncio che tra un mese e mezzo, alle ultime luci della Coppa Davis a Malaga, non sarebbe più tornato“. Così Nadal ha annunciato il suo ritiro. Il saluto dell’Equipe:

Il gigante spagnolo del tennis mondiale ha preparato il mondo al suo ritiro. Due anni dopo Roger Federer. Novak Djokovic ora si sentirà molto solo. Perché questi tre hanno elevato questo gioco al rango di un’arte nobile“.

Si è rialzato sempre ma questa volta Nadal deve ammettere la sconfitta

Per l’Equipe, e non solo, quello di Nadal era un addio aspettato, previsto:

A 38 anni. Era previsto. Inevitabile. Lo spagnolo lo sapeva. Aveva scritto bellezza su ogni campo del mondo, messo il suo nome in maiuscolo su 22 trofei dello Slam, alzato gli occhi al cielo 92 volte. Ma in un finale ideale, come nei libri, Nadal avrebbe sicuramente voluto allungare un po’ di più i tempi. Non accadrà. Ma sarà bello lo stesso questo atto finale. 

Anche se il suo ritiro è stato spesso argomento di speculazioni, anche se Nadal sta per lasciare il palco in piedi, come desiderava più di ogni altra cosa, questa fine gli è un po’ dannosa. La pensione è una piccola morte, dicono spesso i grandi artisti. Quella di Nadal è anche, in qualche modo, un’ammissione di fallimento. A 38 anni, dopo vent’anni di gloria, la condanna sembra dura. Nel corso della sua carriera, ha costruito se stesso attraverso difficoltà e dolore. La sua leggenda è piena di cicatrici su un corpo martoriato.

Si rialzava sempre. Ma due anni fa non sapeva che sarebbe stata una corsa per cercare di raggiungere l’ombra di sé stesso, una lotta per ricucire un’ultima volta un corpo che cedeva ovunque. A Parigi la fine è anche terribilmente crudele. Parigi, è la sua terra ma ad Alexander Zverev non importa. Lo punisce duramente in tre set (6-3, 7-6, 6-3), per quella che sarà l’ultima partita di Nadal agli Open di Francia del Roland-Garros. Poi Djokovic, nel secondo turno dei Giochi Olimpici (6-1, 6-4). Questa volta deve ammettere la sconfitta. È giunto il momento. Qualunque cosa accada a Malaga, il finale sarà bellissimo“.

ilnapolista © riproduzione riservata