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Napoli si crede sempre vittima di un complotto, poi al primo furto d’auto si evocano scenari apocalittici

Anni e anni a dire che Gomorra è fantascienza, che sporca l’immagine della città, per poi dimostrare che non ci credono nemmeno i padri di Sputtanapoli

Napoli si crede sempre vittima di un complotto, poi al primo furto d’auto si evocano scenari apocalittici
Db Napoli 07/04/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

Napoli si crede sempre vittima di un complotto, poi al primo furto d’auto si evocano scenari apocalittici

Come dite voi a Firenze furto d’auto. Noi a Milano diciamo furto d’auto. Ci viene in soccorso una remota gag di Massimo Boldi per approcciare l’ultima inquietudine che si è impadronita di Napoli. Riecco i tentacoli della camorra che starebbe “bussando” alle porte (diciamo alle portiere) dei calciatori del Napoli per dissuaderli dal proposito di concorrere per il campionato. In nome, evidentemente, del controllo delle scommesse. Un grande classico che si rifà alla notte dei tempi, allo scudetto del 1988 che il Napoli perse in maniera poco chiara in favore del Milan berlusconiano. Seguendo il codice Agatha Christie, gli indizi sono giunti a tre: la rapina a Neres all’uscita dallo stadio, i ripetuti pedinamenti a Juan Jesus che non sono sfociati nel furto ma nel danneggiamento della sua auto e infine la Smart rubata a Politano. Tanto basta per evocare scenari apocalittici. Che al momento le forze investigative respingono con decisione. Ma da noi, diciamolo, le forze dell’ordine non sono considerate credibili. Contano la legge della strada, la legge della criminalità che seguirebbero corsie considerate preferenziali. E poi, anche questo è notorio, voce di popolo è voce di dio.

In tutto questo, però, si staglia una contraddizione di fondo. Da ormai due decenni, forse anche di più, a Napoli domina quel che potremmo definire leghismo partenopeo. Una diffusa sensazione di superiorità, oseremmo dire genetica, dell’uomo napoletano in ogni sua manifestazione. Cui farebbe da corredo il tentativo altrui di sminuire questa maestosità partenopea. Per farla breve, da circa vent’anni ogni critica mossa a tutto ciò che riguarda la città, viene bollata come Sputtanapoli. Un lavoro certosino che trovò persino sponda istituzionale con l’apertura – da parte del sindaco de Magistris – dello sportello “difendi la città” (è tutto vero ahinoi). Ci si rivolgeva allo sportello per denunciare qualsiasi comportamento o dichiarazione lesivi dell’orgoglio napoletano. Un movimento d’opinione nutritissimo e che ovviamente si basa sull’assunto che Napoli e i suoi abitanti siano perfetti e superiori. Non si può dire nulla su Napoli. Non sia mai. La scure di Sputtanapoli è pronta ad abbattersi sul malcapitato. Anche Gomorra a un certo punto fu derubricata a fantascienza, da Saviano a Asimov è un attimo.

Benedetto Croce antesignano degli sputtanapoli

Ora però questa vicenda di un furto d’auto, un tentato furto d’auto e una rapina (tutti ai danni di calciatori del Napoli) ci fa sorgere un dubbio. Che vi esterniamo dopo una premessa. E la premessa è che le condizioni di vivibilità in città sono straordinariamente migliorate. Napoli è diventata una città nettamente più sicura. Nulla di neanche lontanamente paragonabile con gli anni Ottanta e Novanta. Il turismo ha favorito una silenziosa ma portentosa conversione dalla criminalità (piccola delinquenza ma non solo) al turismo non proprio rispettoso della Guardia di Finanza. Conversione che meriterebbe studi e studi di economisti. Decisamente meglio un po’ di evasione fiscale rispetto a scippi, furti e rapine.

Fatta la doverosa promessa, resta la domanda. Ma se a Napoli funziona tutto così meravigliosamente, com’è che al primo contrattempo la paura indigena è che la camorra possa mettere le mani sui calciatori, intimorirli e quindi indurli a perdere qualche partita? Quale camorra? Napoli non era un paradiso? Paradiso neanche abitato da diavoli ma da angeli: Benedetto Croce antesignano degli sputtanapoli, sia maledetto. Perché al netto della prima legge di Sputtanapoli (ossia solo gli autentici napoletani possono criticare Napoli), la verità è che – al fondo – ciascun abitante di queste terre, anche il più fanatico, in cuor suo sa bene che Sputtanapoli è spesso una pagliacciata. E quindi bastano tre atti delinquenziali oggettivamente normali per far scattare un allarme che al momento è del tutto insensato. Come insensato, per non dire altro, a noi sembrano le frasi «sarà aumentata la sicurezza attorno al Calcio Napoli». Scusate, e gli impiegati dell’Enel e delle Poste che da decenni subiscono rapine e furti d’auto? Loro niente sicurezza maggiorata?

L’ultimo paragrafo lo dedichiamo all’assessore alla Legalità del Comune di Napoli Antonio De Iesu ex questore della città. L’unico che effettivamente ha rilasciato dichiarazioni sorprendenti se non inquietanti. O imbarazzanti, fate voi. L’altro giorno, dopo lo sfogo di Juan Jesus che ha definito Napoli città non sicura, a Radio Crc si è esibito in una versione istituzionale dello Sputtanapoli. Ha esordito con la frase che è un grande classico “Napoli non è Oslo”. Per poi esibirsi in un tripudio di “ma anche” con l’obiettivo di tirare le orecchie al calciatore che con quegli sfoghi pubblici rischia di compromette l’immagine della città. Arrivando a dire che i tifosi finiscono col diventare ossessivi e tormentano i calciatori. Dimenticando che Juan Jesus quando ha parlato di pedinamenti, non si riferiva certo ai tifosi. Ecco quelle dichiarazioni sono state fin qui l’unico episodio inquietante, ben più della rapina a Neres, dei pedinamenti a Juan Jesus e del furto della Smart a Politano messi insieme.

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