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Nel 2002 Palermo-Ascoli con lo striscione per Riina: quasi 30 anni di criminalità organizzata nel calcio

L’elenco dei casi e delle inchieste è lunghissimo, all’Antimafia da anni c’è una sezione dedicata al calcio, eppure non cambia mai niente

Nel 2002 Palermo-Ascoli con lo striscione per Riina: quasi 30 anni di criminalità organizzata nel calcio

Davvero ci sorprendiamo per la criminalità organizzata nel calcio?

L’inchiesta sugli ultras, che nei giorni scorsi è sfociata nell’emissione di 19 misure cautelari, tra carcere (16) e domiciliari (3), sembra aver scoperchiato un vaso di pandora che in realtà era ben visibile da molti anni.

Basti pensare che, all’interno della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo guidata dal procuratore Gianni Melillo, è stato addirittura costituito un gruppo di magistrati incaricati di seguire i casi di infiltrazione criminale ed eversiva all’interno degli ambienti calcistici.

Lo stesso procuratore Melillo, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia tenutasi il 21 giugno 2023, spiegò che «attorno al controllo delle curve ruota un sistema d’affari che va dal bagarinaggio al controllo di servizi gestionali degli stadi, dallo spaccio di stupefacenti all’essere un bacino di reclutamento da parte di organizzazioni criminali e di organizzazioni neonaziste e suprematiste, dove quest’ultime cavalcano e sfruttano le pulsioni di razzismo di cui gli stadi italiani sono vergognosamente pieni. Un fenomeno largamente sottovalutato – spiegò Melillo – perché a lungo è prevalsa la logica del contenimento dei pericoli per l’ordine pubblico all’interno degli stadi, ma intanto è cresciuta una capacità delle organizzazioni mafiose di piegare gli eventi sportivi a fini criminali».

Un tema, quello del rapporto tra criminalità organizzata e ultras, che era stato già affrontato dalla Commissione antimafia guidata da Rosy Bindi nel gennaio del 2017, nella cui relazione finale si legge: “Il rapporto tra la mafia e le tifoserie è la porta d’ingresso che consente alla criminalità organizzata di tipo mafioso di avvicinarsi alle società per il tramite del controllo mafioso dei gruppi organizzati”.

Il lungo rapporto tra criminalità e organizzata e calcio

E, volendo andare a ritroso nel tempo, di segnali in qualche modo inquietanti ve ne sono a iosa. Come dimenticare, ad esempio, la sera del 3 maggio 2014 quando, allo stadio Olimpico di Roma, il capo dei Mastiffs e figlio di un affiliato al clan Misso del quartiere Forcella, Gennaro De Tommaso (meglio conosciuto come Genny A’ Carogna), a cavalcioni sulla balaustra mediò con polizia, prefettura e club per evitare disordini e consentire lo svolgimento della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli.

Oppure, quando il 1° luglio 2016 la Squadra mobile di Torino, coordinata dalla Dda, rivelò la presenza di alcuni uomini legati alla cosca Pesce-Bellocco nello Juventus Stadium e, in particolare, emerse che il giovane Rocco Dominello era riuscito a entrare in contatto con la dirigenza bianconera per ottenere biglietti. Nel successivo processo, emerse che “la ‘ndrangheta si è di fatto imposta nel tifo organizzato, esercitando un vero e proprio controllo nei gruppi che supportano la Juventus”.

Il primo segnale inquietante sui rapporti tra malavita organizzata e tifo poi risale, poi, addirittura al lontano 22 dicembre 2002, allorquando allo stadio Renzo Barbera il Palermo affrontò l’Ascoli e nella curva sud apparve uno striscione sconcertante, “Uniti contro il 41 bis. Berlusconi dimentica la Sicilia”, con chiaro riferimento al “carcere duro” imposto al boss Totò Riina, che tra l’altro era recluso proprio nel carcere di Ascoli.

Un fenomeno che ha dunque radici profonde ma che è stato finora colpevolmente sottovalutato pur raggiungendo punti di massima evidenza a seguito dell’uccisione di tre capi ultras legati alla malavita organizzata, ovvero Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, a Roma (7 agosto 2019), Vittorio Boiocchi a Milano (29 ottobre 2022) e Antonio Bellocco (4 settembre 2024). Omicidio quest’ultimo che ha impresso un’accelerazione all’inchiesta portata avanti dalla Procura di Milano e sfociata negli arresti dei giorni scorsi.

A questo punto non è più possibile nascondere la polvere sotto al tappeto e il problema dell’infiltrazione malavitosa nelle curve va affrontato con determinazione e fermezza, anche alla luce della crescente e preoccupante saldatura all’interno degli stadi tra malavita e organizzazioni neonaziste e suprematiste.

Una battaglia che del resto dovrebbe essere condivisa dagli stessi ultras perché, come ha dichiarato al Foglio Joe Hutton, uno dei leader dei famigerati Milwall Bushwackers (sottoposto a un divieto di entrare negli stadi del Regno Unito durato trent’anni), “i primi a doversi indignare sono loro, gli ultras. Perché chi è stato arrestato, sempre che siano confermate le accuse, ha tradito prima di tutto i colori, si è arricchito grazie ai colori. E tutto questo è indegno, uno schifo”.

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