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Peaty: «Il nuoto per me è come scalare l’Everest, perdere ti spinge a scoprire chi sei. Come nell’alpinismo»

Al Guardian: «Tra tutti, volevo che a Parigi vincesse Martinenghi. È stato fantastico condividere il podio con lui»

Peaty: «Il nuoto per me è come scalare l’Everest, perdere ti spinge a scoprire chi sei. Come nell’alpinismo»
Roma 24/06/2023 - torneo Settecolli / foto Image Sport nella foto: Adam Peaty

Il Guardian ha intervistato ancora una volta Adam Peaty, nuotatore olimpico specialista nello stile rana. A Parigi è arrivato secondo dietro Martinenghi nella finale dei 50 metri. Un tempo, probabilmente, l’inglese sarebbe andato su tutte le furie. Tant’è che il Guardiano ricorda. “Una volta disse che «il secondo posto, per me, è uguale a perdere»“. Adesso ha raggiunta una maturità tale da fare invidia a un monaco buddista.

Peaty: «A definirmi non è una medaglia. Essere una brava persona mi definisce»

Si sente ancora così positivo e filosofico riguardo all’argento vinto a Parigi?
«Assolutamente. Col passare del tempo, arriva più saggezza. Ho fatto tutto quello che potevo con le carte che mi sono state date. Ma ovviamente ci sono momenti in cui ti chiedi: ‘E se facessi questo o quello? ‘Sei un po’ deluso perché ci sono 0,02 di secondo tra l’argento e l’oro».

Peaty ride. «È fottutamente ridicolo. Ma non avrei potuto ottenere un risultato migliore con quello che avevo. Non puoi fare molto quando il tuo corpo sta combattendo una malattia. Ho davvero sofferto per questo. Ma quando ho ricevuto la mia medaglia, ho pensato ad Holly (fidanzata, ndr) e George (il figlio, ndr). Non c’è niente che avrebbe potuto sostituire questa sensazione, mai. Dimentica tutte le medaglie e i record del mondo. Questo non mi definisce. Essere un padre mi definisce. Essere un marito, spero l’anno prossimo, mi definisce. Essere una brava persona e avere buoni rapporti con le persone mi definisce».

Insomma, una medaglia non definisce il valore di un atleta né quello della persona. Tornando sulla gara di Parigi, dice:

«Ho gareggiato con Nicolò Martinenghi per molto tempo ed è un bravo ragazzo, e un grande per lo sport. Tra tutti gli altri in campo, volevo che vincesse lui. Quindi è stato fantastico condividere la gioia con lui».

Sulla prestazione di Peaty ha inciso anche il Covid. «Avevo il Covid, cosa che non sapevo all’epoca. Quindi una volta che lo metti in quel contesto, allora dici: “Wow, in realtà sono molto fortunato ad aver fatto quello che ho fatto“. Sono un uomo di fede, Dio mi ha messo in questo posto per un motivo».

«Ogni stagione è come l’Everest»

Poi l’inglese affronta il tema doping. “A 11 nuotatori è stato permesso di gareggiare a Parigi dopo essere risultati positivi ai test Ped, ha detto: «È assolutamente ridicolo. Penso che diremmo tutti che si vuole che le persone gareggino in modo leale e con onore. Non penso che la Wada [l’Autorità mondiale antidoping] sia stata abbastanza severa e dura. Questo deve cambiare».

Infine, sulla prossima stagione:

«È come se le persone scalassero l’Everest ogni stagione, e non tutti, compresi alcuni dei migliori scalatori del mondo, ce la faranno. La mentalità dell’arrampicata è che perdere è comunque un’esperienza. A volte è persino più importante che raggiungere la vetta perché ti spinge davvero a scoprire chi sei. È lo stesso con lo sport, e con me».

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