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Povero Juan Jesus costretto a fare una storia su Instagram per dire quanto è grato a Napoli

Il fondamentalismo napoletano (anche istituzionale, vedi le parole dell’assessore De Iesu) hanno trasformato una vittima in un colpevole

Povero Juan Jesus costretto a fare una storia su Instagram per dire quanto è grato a Napoli
Napoli's Brazilian defender #05 Juan Jesus celebrates after scoring a goal during the Serie A football match between Inter Milan and Napoli at San Siro stadium in Milan, on March 17, 2024. (Photo by Isabella BONOTTO / AFP)

Povero Juan Jesus costretto a fare una storia su Instagram per dire quanto è grato a Napoli. Il difensore brasiliano, dopo le parole con cui ha denunciato di essere vittima di pedinamenti e che gli hanno provato anche a rubare una macchina, e’ stato di fatto costretto a pubblicare una storia in cui dichiara il suo amore per Napoli. Costretto perché, poverino, ha assistito a un’inversione dei ruoli. Ha osato dire che a Napoli non si sente sicuro, ha dovuto subire persino la ramanzina dell’ex questore De Iesu. Assurdità che accadono quando regna il fondamentalismo come a Napoli.

Juan Jesus: “Ci sono cose che mi hanno ferito, ma non verso i napoletani”

Juan Jesus scrive:

Ogni mattina mi sveglio davanti a una vista mozzafiato, un ricordo costante della bellezza di questa città. Ci sono cose che mi hanno ferito, ma non verso i napoletani o la mia squadra. Il mio sfogo è stato quello di un uomo che ha tatuato il 3° scudetto del Napoli sulla pelle, che cresce qui i suoi figli e crede ancora in questo progetto, sostenuto dalla meravigliosa gente di Napoli che mi ha sempre accolto“.

juan jesus

Napoli si crede sempre vittima di un complotto, poi al primo furto d’auto si evocano scenari apocalittici

Come dite voi a Firenze furto d’auto. Noi a Milano diciamo furto d’auto. Ci viene in soccorso una remota gag di Massimo Boldi per approcciare l’ultima inquietudine che si è impadronita di Napoli. Riecco i tentacoli della camorra che starebbe “bussando” alle porte (diciamo alle portiere) dei calciatori del Napoli per dissuaderli dal proposito di concorrere per il campionato. In nome, evidentemente, del controllo delle scommesse. Un grande classico che si rifà alla notte dei tempi, allo scudetto del 1988 che il Napoli perse in maniera poco chiara in favore del Milan berlusconiano. Seguendo il codice Agatha Christie, gli indizi sono giunti a tre: la rapina a Neres all’uscita dallo stadio, i ripetuti pedinamenti a Juan Jesus che non sono sfociati nel furto ma nel danneggiamento della sua auto e infine la Smart rubata a Politano. Tanto basta per evocare scenari apocalittici. Che al momento le forze investigative respingono con decisione. Ma da noi, diciamolo, le forze dell’ordine non sono considerate credibili. Contano la legge della strada, la legge della criminalità che seguirebbero corsie considerate preferenziali. E poi, anche questo è notorio, voce di popolo è voce di dio.

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