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Prandelli: «Anche 15 anni fa si costruiva dal basso, ma quando si poteva. Non vanno seguite mai le mode»

A Radio Deejay: «Motta non è un fanatico del sistema di gioco. Vlahovic gioca poco con la squadra? Menomale, se viene incontro poi in area chi va?»

Prandelli: «Anche 15 anni fa si costruiva dal basso, ma quando si poteva. Non vanno seguite mai le mode»

Cesare Prandelli, intervenuto a Deejay Football Club su Radio Deejay, ha analizzato alcuni aspetti del campionato italiano e dei suoi protagonisti. Ha commentato il cosiddetto “calcio intellettuale”, dicendo che «lo capiscono in pochi, forse solo chi lo fa». Prandelli vuole tornare a «un calcio figurativo: come si fa a innamorarsi di un sistema di gioco e non di un calciatore»

Prandelli: «Motta non è un fanatico del sistema di gioco»

Qualche allenatore che dà speranza?
«Beh, Thiago Motta non è un fanatico del sistema di gioco. Lui occupa lo spazio e crea superiorità numerica, ma non in maniera sistematica e ripetitiva. Chi c’è c’è, una volta era così: sapevi che dovevi migliorare a livello tecnico e con lui migliori, ma non è così fanatico e rigido».

Ha lanciato Vlahovic, lo si critica perché gioca poco con la squadra.
«Ma meno male. Io è quello che gli avevo chiesto: di giocare poco con noi. L’attaccante deve finalizzare: se viene incontro, fa sponda, gioco, poi in area di rigore chi ci sta? Le mezzali? Sulla manovra, per il modo di vedere il calcio, la punta meno viene incontro e meglio è».

Fonseca è in difficoltà al Milan e sembra in confusione.
«Io non conosco le dinamiche interne, leggo e osservo quel che viene raccontato. Mi pare che manchi un riferimento in dirigenza, il Galliani della situazione. Il dirigente vero deve essere vicino alla squadra».

La ripartenza dal basso?
«Non vanno seguite mai le mode, sono passeggeri. Costruire dal basso si faceva anche 15 anni fa, ma quando avevi la possibilità di farlo: vedo squadre che non riescono a superare la metà campo. La Fiorentina ha fatto gol contro il Milan col rinvio dal portiere e ho detto finalmente».

Non le viene mai voglia di tornare?
«No, tornare a fare l’allenatore no. Magari l’idea di creare un pool di allenatori in una società, facendo il responsabile tecnico, questo sì. Aiutare a far crescere il movimento senza essere responsabile della squadra: io vedo un futuro nel settore giovanile in cui gli allenatori cambiano».

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