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«Quando Guardiola arrivò al Brescia, riempiva la stanza da solo con la sua personalità. Era diverso»

Leonardo Mantovani, ex responsabile scouting del Napoli, ha raccontato alcuni aneddoti di quando era al Brescia con Baggio e Pep

«Quando Guardiola arrivò al Brescia, riempiva la stanza da solo con la sua personalità. Era diverso»
Madrid (Spagna) 04/05/2022 - Champions League / Real Madrid-Manchester City / foto Imago/Image Sport nella foto: Josep Guardiola ONLY ITALY

Leonardo Mantovani, ex responsabile scouting del Napoli, ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di Radio Napoli Centrale in cui ha raccontato la sua esperienza al Brescia dove ha incontrato Roberto Baggio e Guardiola.

Il passato al Brescia e gli aneddoti con Baggio e Guardiola

«Io ero al Brescia quando Mazzone va sotto la curva ed ero in tribuna con Guardiola. Mazzone era una di quelle persone di cui apprezzi la sua grandezza quando lo conosci. Sei consapevole che ha tanto da insegnare. Io ero all’inizio della carriera in una squadra di calcio, all’Udinese lavoravamo in particolare con l’Africa. Portammo Beppe Dossena in Ghana. L’Udinese era una nostra cliente che si affidava alla nostra agenzia di scouting per andare a prendere i giovani talenti in Africa, parliamo del ’96-’97, ma non era un rapporto diretto. Nel 2000-2001, io vado a Brescia e arrivo con Baggio. L’anno dopo venne Guardiola. In allenamento Baggio era una cosa incredibile, il primo giorno fece un semplice movimento di corpo e tutta la difesa andò da un’altra parte. E con un tiretto fece gol, mandando il pallone all’angolino. Sotto il profilo tecnico è il miglior giocatore con cui ho lavorato. Faceva cose di estrema difficoltà, di livello altissimo, con semplicità. L’ho conosciuto alla fine della carriera, quando lavorava veramente fino a mezzanotte per mettere a posto i muscoli, le ginocchia, quando tutti gli altri stavano a casa. L’ho visto alla fine, ma era incredibile. L’anno dopo arriva Guardiola, che aveva una personalità impressionante. Tutti sapevamo che sarebbe diventato qualcosa di importante, era uno diverso. Era un po’ come quando vai a teatro e vedi un solo attore sul palco che però sembrano cento. È in grado di riempire con la sua presenza, la personalità, tutto lo spazio che ha davanti. Impressionante».

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