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Rita Pavone: «Nell’89 volevo cantare di un amore tra donne, la Rai fece fuori la canzone» (La Stampa)

«Per anni a Sanremo c’è stata una persona potentissima che, un po’ come la maestra delle elementari, non mi amava anche se avevo canzoni (a detta di tutti) davvero belle»

Rita Pavone: «Nell’89 volevo cantare di un amore tra donne, la Rai fece fuori la canzone» (La Stampa)
Sanremo (Im) 07-11/02/2017 - 67° Festival di Sanremo / foto Pamela Rovaris/Image nella foto: Rita Pavone

A La Stampa Rita Pavone si racconta mentre sta per tornare in tour dopo una lunga assenza. Festeggerà i suoi 70 anni di palcoscenico dove però ha avuto un lungo stop di 7 anni per un delicato intervento al cuore. Non voleva tornare a cantare, fu Renato Zero a trascinarla sul palco di nuovo.

«Era stato, con la Bertè, uno dei miei ragazzi geghegè – ricorda la cantante -. Erano anni che non cantavo più, neppure sotto la doccia. Glielo dissi. “È come andare in bici: quando impari è per sempre” mi convinse lui. Entrai “a schiaffo” e fu standing ovation. Non era cambiato nulla, neppure la mia voce».

La Pavone non ha mai avuto paura di alzare l’asticella?

«Negli anni 60, quando lasciai Rca che mi voleva per sempre legata all’immagine degli esordi, il pallone e il ballo del mattone. Io volevo interpretare Cuore, dicevano che mi sarei giocata la simpatia dei ragazzi. Fu prima in classifica per 15 settimane. Le case discografiche sono pigre e, se non ti imponi, ti fanno fare la stessa cosa per tutta la vita. Mai accontentarsi».

Altra asticella alzata?

«Avevo scoperto di saper scrivere. Nel 1989, stanca di cantare cose che non sentivo, feci il concept album Gemma e le altre: il mondo femminile in tutte le sue sfaccettature. Gemma in particolare era un amore tra donne: ai tempi innominabile. E infatti la Rai la bandì».

Forse solo Sanremo è stata una delusione. Come mai?

«Canzoni sbagliate? Certo l’ho fatto poche volte, ma per anni c’è stata una persona potentissima che, un po’ come la maestra delle elementari, non mi amava anche se avevo canzoni (a detta di tutti) davvero belle. Ma che importa? Semmai il mio rimpianto è altro: se non fossi stata minorenne e mio padre non avesse avuto paura, forse avrei potuto avere una carriera americana. O quanto meno studiare là, come a un certo punto avevo pensato»

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