Nel documentario Sky “Jannik oltre il tennis”: «La mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via. Giocherò altri 15 anni, speriamo che il fisico tenga».
Nella documentario Sky “Jannik oltre il tennis, Sinner si racconta”, il tennista racconta dei sacrifici fatti per lo sport e delle sue scelte.
Sinner: «Non torno spesso a casa, ma è una cosa che voglio anch’io»
Ha dovuto infatti rinunciare a tornare a casa più spesso:
«Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha mai cambiato e non ha cambiato come tratto le persone davanti a me, quelle che incontro. Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro. Quindi dipende da me. Se io domani voglio andare a casa, posso anche andarci, ma non voglio perché la mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via di casa. Ora ho 23 anni e sono arrivato al punto che ho sempre sognato, di diventare il numero uno».
Dopo tanto lavoro, Sinner non ha intenzione di accontentarsi:
«È proprio ora che uno deve continuare a lavorare e migliorare perché ci sono tutti i giocatori che ti vogliono inseguire. Giocherò altri 15 anni, speriamo che il fisico tenga. Si pensa che 15 anni siano lunghi, ma non è così perché per esempio sono arrivato qui nello stesso hotel e nella stessa camera e ho detto tra me e me ‘quest’anno è passato veramente veloce’. Stiamo cercando di fare tutte le scelte per continuare a giocare il più a lungo possibile ma non possiamo nemmeno buttare via il tempo perché è un bel bilanciamento di miglioramento, lavorare, voglia di vincere, avere intorno le persone che vuoi e ti possono aiutare».
Il posto in cui è cresciuto, la sua Sesto, rappresenta per lui un’isola felice:
«Sono veramente pochi i giorni a casa durante l’anno. Ci vado solo 3-4 volte per vedere soprattutto i genitori e i nonni. Non sai mai come va a finire. Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, mi sento a casa. Mi sento libero con tutte le persone mi conoscono non per quello che sono ora ma per come ero prima. Quando ero a Sesto sono passato a casa di un vicino. Quando eravamo piccoli con i miei amici andavamo lì a suonare e correvamo via, ma un giorno ci ha beccato. Questo signore che ormai ha 85 anni mi ha detto ‘mi ricordo ancora di quando venivate a suonare’. Sono proprio queste le cose belle che mi danno una forza per continuare. Ci vuole poco per me, due giorni e sono di nuovo al 100% e posso lavorare di nuovo».