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Ultras, il business degli ingressi grazie agli steward minacciati. Se si oppongono, botte (Corsera)

Per Milan-Roma uno steward provò ad opporsi. Uno «mi ha tirato prima uno schiaffo e subito dopo un pugno». C’era anche Emis Killa

Ultras, il business degli ingressi grazie agli steward minacciati. Se si oppongono, botte (Corsera)
Mg Torino 02/04/2016 - campionato di calcio serie A / Juventus-Empoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: steward-tifosi

Ultras, il business degli ingressi grazie agli steward minacciati. Se si oppongono, botte (Corsera).

Il Corriere della sera racconta la pratica degli ingressi illegali negli stadi, pratica ultranota a chi sia andato allo stadio almeno tre quattro volte nella vita.

Scrive il Corriere della Sera:

In tempi recenti, questa «arte» s’è dovuta aggiornare alla figura degli steward. Che nel far passare gli «irregolari» possono essere complici. O prenderle. Con gli addetti ai cancelli, Bosetti (arrestato) sfrutta le sue conoscenze. Tra gli steward stessi, e tra i responsabili delle società che hanno in appalto il servizio. Spesso, gli addetti in pettorina vengono «affiancati» da qualche ultrà, che segnala chi deve passare senza problemi né controlli. In (almeno) un’occasione, è lo stesso capo ultrà Andrea Beretta, anche lui in manette, a sfidare il Daspo per «istruire» lo steward di turno. Si apre il cancelletto di servizio. O si fa il passaggio multiplo dal tornello a fronte di un solo tagliando.

«Normalmente gli ultras mi indicano le persone, e io li faccio entrare», ammetterà uno steward in servizio alle partite dell’inter: «L’ho fatto per evitare che gli ultras possano “sfondare” e che qualcuno di loro possa minacciare me o i miei collaboratori». La cosa è però sfuggita di mano. «Da questa stagione, la Curva sta esagerando», aggiunge. Un altro, al telefono con uno dei leader della Nord, Marco Ferdico (anche lui arrestato) protesta: «Tu mi hai detto dieci (persone, ndr), ne sono arrivati 150!».

D’altronde, se non collabori, sono minacce, se va bene. «Tu devi aprire, altrimenti non ti faccio lavorare più». Ma può andare peggio. Milan-Roma, 11 aprile scorso: uno steward blocca una «doppietta». Intervengono gli ultrà rossoneri. Uno «mi ha tirato prima uno schiaffo e subito dopo un pugno», racconta la vittima. Nel gruppo di tifosi c’è anche il trapper Emis Killa

Il rapper Emis Killa perquisito per l’inchiesta ultras: era in un gruppo che aggredì uno steward a Milano

Nel blitz che ha portato all’arresto di 19 persone per le indagini sugli ultras di Inter e Milan, è stato perquisito anche Emis Killa.

Il rapper, all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, non compare negli atti per rapporti con Luca Lucci, capo degli ultras rossoneri, ora in carcere; così come Fedez, che avrebbe chiesto a Lucci come sponsorizzare la sua bevanda Boem.

A Bernaggio in Brianza, dove risiede Emis Killa, sono stati trovati e sequestrati 40mila euro in contanti, sette coltelli, tre tirapugni, uno sfollagente telescopico e un taser.

Per il momento non è tra gli indagati; si legge negli atti: sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Guè Pequeno, ndr)relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale. Ciò gli ha consentito di aumentare in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale, sia internazionale, facendo leva sull’intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese.

Durante il match Milan-Torino dello scorso 17 agosto, il rapper, assieme a Lucci, avrebbe preso posto negli Sky Box. Lucci era là in virtù di un’autorizzazione rilasciata dal Tribunale di Sorveglianza, perché affidato in prova. Inoltre, Emis Killa è stato identificato, assieme ad ultras rossoneri, in un’aggressione ad uno steward a San Siro per Milan-Roma dell’11 aprile scorso. Un episodio che, scrivono i pm nella richiesta cautelare, delinea la pericolosità del tifo organizzato del Milan e conferma che lo stadio di San Siro è fuori controllo. Il rapper era presente assieme ad una quindicina di ultras ai tornelli dove è stato aggredito lo steward.

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