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Viva Spalletti che su Inzaghi e gli ultras rompe con l’Italia del chi te lo fa fare (Corsport)

Spalletti stavolta parla chiaro: tenersi gli ultrà in linea non è normale. Normale è sbattere giù il telefono. Così come dire no è possibile.

Viva Spalletti che su Inzaghi e gli ultras rompe con l’Italia del chi te lo fa fare (Corsport)
Db Budapest (Ungheria) 09/09/2024 - Nations League / Israele-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Viva Spalletti che su Inzaghi e gli ultras rompe con l’Italia del chi te lo fa fare (Corsport).

Sulle dichiarazioni di ieri di Spalletti che ha preso le distanze da Inzaghi sul caso ultras, scrive il Corriere dello Sport che tesse l’elogio del commissario tecnico della Nazionale.

Scrive Cristiano Gatti:

Ola e standing ovation per Luciano Spalletti, che magari non ci farà rivincere il Mondiale, ma che sa dire parole tombali. Nel suo spallettese a dir poco articolato, il ct diventa spesso oscuro e criptico: eppure, su questa faccenda della curva e di Inzaghi, sulla perversione dei filarini tra farabutti e addetti ai lavori, su questo è chiaro e lineare livello dieci. Soprattutto, proclama senza tanti giri di parole la più solenne delle verità: sbattere giù il telefono si può.

Tenere tutti al loro posto non tocca allo Spirito Santo. Tocca a chi detiene la responsabilità, anche a costo di non essere così simpatico al caloroso pubblico, anche a costo di rimetterci il posto, perché si sa che poi magari il presidente dà più retta a quelli, perchè non vuole cercarsi grane. Si parla con tutti, dice giustamente Spalletti, ma su certi confini non deve esserci confusione. E certo che è scomodo. E certo che può persino diventare rischioso. Chi lo nega. Eppure va fatto. Sempre che davvero si voglia bonificare un minimo questa palude malsana. Se finora gli ultrà si erano giustamente convinti di essere la massima potenza, di avere davvero in mano i destini del calcio, bisogna che comincino a trovare qualche semaforo rosso. Il primo non può che essere quello dei dirigenti, degli allenatori, dei giocatori.

Se l’edificio va ricostruito, il primo mattone è quello di Spalletti

Mette paura, questa cosa? Sì, mette paura. Viviamo pur sempre nella nazione del chi te lo fa fare, la nazione che si gira dall’altra parte, la nazione in cui non conviene fare gli eroi. E infatti la vediamo, questa nazione: ormai chi fa il proprio dovere, al proprio posto, dicendo qualche no, passa per matto. O comunque per un patetico masochista.

Ma se l’edificio va ricostruito, il primo mattone è quello di Spalletti. Tenersi gli ultrà in linea non è normale. Normale è sbattere giù il telefono. Così come dire no è possibile. Dopo tutto, nella vita si tratta solo di scegliere: se fare sempre quello che conviene, o semplicemente quello che è giusto. 

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