Il giornale che fu di Feltri ora da’ lezione di stile: “lui è lì per un commento “tecnico”, non per un rinforzo folkloristico”
Claudio Savelli su Libero critica la telecronaca di Lele Adani in occasione di Belgio-Italia, partita di Nations League vinta 1-0 dagli Azzurri. Savelli parla di “urla & ego”, di “tele-decadenza”. Legittimo, per certi versi anche condivisibile, certo è strano che a dare lezioni di stile sia il quotidiano che fu di Vittorio Feltri.
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Adani a volte è così entusiasta che dimentica di essere in cronaca
Savelli titola: “Urla & ego: Adani simbolo della tele-decadenza“; poi continua:
Lele porta nel mondo asettico delle telecronache Rai nel calcio la sua passione pura, e per questo funziona. Però a volte, molto semplicemente, è così entusiasta che dimentica di essere in cronaca. È giusto essere coerenti con sé stessi e non avere sovrastrutture, ma bisogna anche rendersi conto del contesto in cui si opera: in un canale tematizzato per i tifosi si può anche urlare, sull’unico che trasmette la partita al pubblico più generalista in assoluto, essendo quello della Nazionale, ecco, no. Adani è lì per un commento “tecnico”, non per un rinforzo folkloristico.
E il paradosso è che la sua missione per cui è stato ingaggiato in teoria è esattamente quella: raccontare la parte tecnico-tattica del calcio contemporaneo a un pubblico che magari non la mastica, dato che è quello della Rai. Però per raccontare quella parte ci vogliono lucidità, un tono di voce rassicurante e il massimo rispetto della competenza del pubblico. È come se Adani entrasse a gamba tesa nella cronaca per evidenziare che lui ha capito quel che sta succedendo – nel caso del Belgio, che l’Italia stava giocando divinamente – mentre tante persone non se ne accorgono. L’urlare “CAAAALCIOOOOO!” mentre gli azzurri costruiscono una buona azione sembra un modo per dire che ha visto del buon calcio in quella azione prima degli altri.