A Viva El Futbol: «Lui allena la stampa, lo staff, i giocatori, i tifosi. Lui allena tutti a modo suo. In quel fare le cose al modo suo, totalmente identitario, fa la differenza»
Lele Adani al Podcast “Viva El Futbol” ha commentato la partita tra Milan e Napoli, contrapponendo le due squadre e mettendo in risalto il lavoro mentale e identitario che Conte ha fatto sulla sua squadra.
Le parole di Adani
«Io credo che la forza di Fonseca non sia contrapporsi all’avversario, la contrapposizione la trova giocando. Lui ha un’identità calcistica offensiva e trova l’equilibrio forzando tanti giocatori sopra la linea della palla, cercando di fare calcio col pallone, non con il pallone agli avversari. Ha un credo, un’identità, che secondo me in questo momento è instabile. La differenza tra le due squadre che hanno giocato: una squadra ha stima e autostima, l’altra non ha nemmeno la stima dell’ambiente. Il Napoli ha la stima dell’ambiente, il Milan no. L’autostima del gruppo Napoli è nettamente più alta dell’autostima del gruppo Milan. Il Napoli è stabile, il Milan instabile. Il Napoli è in fiducia, il Milan galleggia sotto la linea della fiducia. Il Napoli è ispirato e tutti sono focalizzati su quello che devono fare, mentre nel Milan io non vedo tutti focalizzati nello stesso modo. Io la responsabilità la do a tutte le parti: società, tecnico, calciatori. È la storia della Roma, non a quei livelli, perché la Roma è il massimo di questo. Secondo me la partita va avanti, viene iniziata vissuta e conclusa con queste caratteristiche che vi ho detto. Il Napoli è centrato, compatto e segna. I due gol del Napoli non sono da ripartenze. Il primo è da riconquista con Rrahmani con i piedi sulla linea di metà campa, palla ad Anguissa e palla a Lukaku. Se il Milan dorme, si mette male e legge male, sia la palla che deve andare ad Anguissa, non c’è la divisione giusta del centrocampo, così Anguissa riceve la palla cinque o sei metri davanti a Pavlovic, che non rompe la linea, a questo punto rimane in attesa dell’imbucata. E Thiaw non deve mettersi tre metri più su, perché in quella discrepanza tra i due centrali Lukaku riceve e quando Lukaku riceve Pavlovic non può più far niente. Il secondo gol è una pulizia di pallone recuperato, quando la palla gira e arriva a Kvara, il Napoli ha sette, otto giocatori nella metà campo. Poi secondo me Maignan non ha nemmeno parato bene. La partita del Napoli è una partita del Napoli di Conte. Mentre la partita del Milan è una partita di chi? Non possiamo dire che è una partita dei giocatori, dell’allenatore o dei subentrati anche se secondo me Pulisic ha dato qualcosa, pur non essendo in condizioni ideali. Il Milan la fa pure la partita, ma non fa una partita sicura. Non fa una partita stabile, fa una partita di tanti errori e l’errore tecnico è evidenziato da tutti. Mentre l’errore tecnico se capita al Napoli si danno ancora più man forte e anzi, diventa uno stimolo per non farlo più, nel Milan è come se lo aspettassero».
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«C’è una condizione mentale opposta tra le due squadre e ciò porta a quella differenza in cui l’altra squadra prima ti fa gol, poi ti allunga e poi puoi stare lì un mese, ma non avresti fatto gol. C’è una differenza nella natura (ndr delle due squadre). La cosa incredibile di Conte è che quando tu guidi con il joystick, l’allenatore ha la natura di guidare, la palla passa da lì e ti chiamo ad accorciare, ad ogni risposta e ogni guida al movimento del pallone c’è un’indicazione. Ma il punto non è se tu lo fai, ma quanto la squadra se lo vuole far dire. Quanti allenatori abbiamo trovato che ci volevano guidare come joystick, ma noi non li sentivamo? Lì c’è voglia di sentirlo il comando, c’è fedeltà e passione. Si è innescato un meccanismo di condivisione di onori e oneri quasi infinito. Potevano stare in campo tre partite di fila. Ma l’avete vista la partita di Olivera? Insuperabile. Questa qua è una presa umana mentale, sanguinea, che fa la differenza. Poi come sempre si è detto, non sai se hai Lukaku al 50% o al 60%, non sai quanti palloni tocca, ma lascia il segno. Non ce n’è. Antonio fa fare a Politano il quinto e Kvara lo stringe in mezzo al campo. Questa cosa è accettata. Poi lui in conferenza giustamente dice: “Se poi non vinco una partita mi dite come fa Politano a fare il quinto”. Frena anche gli altri. Lui il messaggio lo dà a tutti. Lui allena la stampa, lo staff, i giocatori, i tifosi. Lui allena tutti e allena a modo suo, in quel fare le cose al modo suo, totalmente identitario, fa la differenza. È questione proprio di livelli. Il Milan questa cosa deve risolverla».