Il nuovo allenatore dello United dopo l’esonero di ten Hag: «Dobbiamo migliorare in difesa, iniziamo dalle piccole cose». Per il Telegraph, “il portoghese è carismatico”
Il Manchester United riparte da Ruben Amorim. Il tecnico portoghese, strappato Sporting Lisbona dopo che lo United ha esonerato Erik ten Hag all’inizio di novembre, ha sostenuto oggi la sua prima conferenza da allenatore dei Red Devils. Il Telegraph ha raccolto le sue dichiarazioni. Domenica lo United affronta in casa l’Ipswich Town.
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Amorim: «Dobbiamo migliorare in difesa, iniziamo dalle piccole cose»
«È più grande di quello a cui sono abituato, più grande dello Sporting, ma ho un sacco di aiuto, sono felice e mi sento a casa», così ha aperto Amorim la conferenza di presentazione.
«Sono un po’ un sognatore, credo in me stesso, penso anche che il club sia come me, abbiamo la stessa mentalità. Credo molto in questi giocatori. Abbiamo margini di miglioramento. Voglio provare cose nuove».
È un lavoro impossibile riportare lo United in alto?
«No, certo che no, ci credo, chiamatemi ingenuo, credo di essere la persona giusta al momento giusto, non mi preoccupo di questo, ci credo davvero».
Amorim darà ai giocatori la possibilità di dimostrare che sono all’altezza della sfida.
«So che voi non credete in questi giocatori, ma io sì: voi pensate che non sia possibile, io penso che sia possibile. Devi credere, io credo in loro, sono aperti a cose diverse, al duro lavoro e devono farlo e finché non mi dimostreranno che ho torto, io credo in loro».
Amorim ha le idee molto chiare su quali aspetti ritiene che la squadra debba migliorare nel breve termine.
«Se vuoi parlare della squadra, perdiamo palla troppo spesso e dobbiamo tenerla meglio. Dobbiamo migliorare nella corsa all’indietro, penso che sia chiaro per tutti. E dobbiamo migliorare in difesa, la gente parla di cambiare le grandi cose, ma penso che sia meglio cambiare le piccole cose, è nelle piccole cose penso che possiamo fare la differenza».
Amorim è chiaro: non scenderà a compromessi sul suo stile di gioco o sulla sua identità?
«Come allenatore devi scegliere una strada o l’altra, io scelgo sempre al 100 per cento la nostra strada. Scelgo di rischiare un po’ ma di spingere dal primo momento. Se i giocatori sentono che fin dal primo giorno credo così tanto nel nostro modo di giocare, ci crederanno anche loro. Quindi, non ci sono dubbi, nessun metodo alternativo. Adatteremo alcuni giocatori perché non abbiamo il profilo giusto. Questa squadra è stata costruita per un sistema diverso. Ma è la stessa cosa giocare con cinque o quattro dietro. I principi sono gli stessi. Il posizionamento è un po’ diverso».
Amorim lancia una previsione sulla prossima partita:
«Forse domenica vedrete l’11 iniziale e non vedrete molti cambiamenti, ma li vedrete nel gioco, nel posizionamento o nel punto in cui ricevono la palla».
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Il commento del Telegraph: “Il portoghese sembra sicuro di sé, è carismatico”
Il Telegraph ha commentato positivamente la prima conferenza stampa di Ruban Amorim da allenatore del Manchester United:
“Sicuro di sé e carismatico. La differenza nelle sue capacità comunicative rispetto a Erik ten Hag è stata evidente dal momento in cui ha aperto bocca.
Amorim ha tenuto la sala stampa, l’ha persino catturata. Ci vorrà molto più delle parole per far cambiare idea allo United, ma questa è stata una prima apparizione convincente e autorevole da parte del portoghese.
È stato anche intelligente: è riuscito a dare ai giocatori il suo sostegno e a dimostrare loro che li avrebbe difesi quando altri non lo facevano, lanciando loro allo stesso tempo una sfida“.
Amorim è stato molto chiaro nel precisare che sarà lui a scegliere i giocatori, avrà “l’ultima parola” sui trasferimenti e che è fondamentale questo aspetto dato che la responsabilità in termini di risultati alla fine ricade su di lui.
«Questa è una squadra di calcio che resterà qui per molto tempo e tu come allenatore non sai se rimarrai a lungo. Tutti devono lavorare insieme e per questo dobbiamo migliorare il mercato, ma io devo avere una posizione forte su questo perché sono l’allenatore. La parola finale dovrebbe essere dell’allenatore. Soprattutto perché è una mia responsabilità. Perché alla fine, il risultato ricade su di me».