Dopo la notizia del pentimento del capo ultrà, lo striscione fuori San Siro: “La tua infamità non appartiene alla nostra mentalità”
La notizia del pentimento di Beretta è presto arrivata alle orecchie della “nuova” Curva Nord, ora chiamata “Secondo Anello Verde”. Il tifo organizzato dell’Inter ha voluto subito esprimere la sua posizione sulla scelta di Beretta, ex capo della curva. Hanno, infatti, appeso uno striscione piuttosto chiaro fuori San Siro. Su X le immagini:
“La tua infamità non appartiene alla nostra mentalità“, firmato Secondo Anello Verde, la “nuova” Curva Nord.
#Beretta si pente? Ecco la reazione del “Secondo anello verde” della “nuova” #CurvaNord dell’#Inter 👇 pic.twitter.com/lD4H4ArzFO
— Mirko Nicolino (@mirkonicolino) November 16, 2024
L’ultrà dell’Inter Beretta si è pentito, collaborerà con la Procura di Milano (Giornale)
L’ultrà dell’Inter Beretta si è pentito, collaborerà con la Procura di Milano, lo scrive il Giornale con Felice Manti. L’ex capo della Curva Nord dell’Inter è stato infatti trasferito in un carcere del centro Italia. Da lì darà importanti informazioni sugli affari gestiti della curve con il placet della ‘ndrangheta. Scrive il Giornale:
Si è pentito e collabora con la Procura Andrea Beretta, l’ultrà interista che ha ammazzato il rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco a Milano. «Sta in un carcere in centro Italia famoso per essere quello dove spediscono i collaboratori di giustizia», ci dice una fonte penitenziaria.
Irritazione della Procura che avrebbe voluto ritardare il più possibile la notizia del pentimento di Beretta, trasferito a fine settembre, per motivi di sicurezza, da Opera a San Vittore in isolamento. Lontano da occhi e orecchie indiscrete. In realtà una decina di giorni fa sarebbe stato spostato in un altro penitenziario molto lontano da Milano ma anche dalla Calabria, dove la cosca della sua vittima gliel’ha giurata e lo vuole morto.
Trema la ’ndrangheta, tremano i personaggi che gravitano intorno allo stadio San Siro: si sta per scoperchiare il verminaio dietro la gestione dei business milionari delle curve, ma non solo. Ci sono gli affari collegati al tifo e benedetti dalla ’ndrangheta, dalla droga ai parcheggi, dal merchandising al bagarinaggio, dalla security nei locali ai festini hard.
Che qualcosa di grosso si fosse mosso lo si era capito anche dal collimare di alcune indagini ferme da anni. Come il tentato omicidio di Enzo Anghinelli a colpi di pistola il 12 aprile 2019, dietro cui per la Procura di Milano ci sarebbero l’ultrà rossonero Daniele Cataldo e il suo padrino Luca Lucci, già in cella per le indagini sulle curve milanesi. Manca ancora il colpevole della morte dell’altro ultrà Vittorio Boiocchi, ammazzato sotto casa sua due anni esatti fa con una pistola proveniente dalla Repubblica Ceca.