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Berrettini: «Ho ricostruito tutto da capo, le fondamenta del mio tennis, la motivazione e la forza mentale»

Alla Gazzetta: «La vita è sempre una questione di equilibrio. Jannik è un ragazzo speciale, anche se è il numero 1 si comporta con l’umiltà dell’ultimo arrivo»

Berrettini: «Ho ricostruito tutto da capo, le fondamenta del mio tennis, la motivazione e la forza mentale»
Italy's Matteo Berrettini reacts after winning the final match against France's Quentin Halys at the Swiss Open tennis tournament in Gstaad, on July 21, 2024. (Photo by GABRIEL MONNET / AFP)

La Gazzetta dello Sport ha intervistato Matteo Berrettini, il tennista italiano che a Malaga, in coppia con Sinner, ha ricordato perché a raggiunto con merito una finale di Wimbledon. Gli infortuni però lo hanno martoriato, adesso sembra tornato il “martello” di un tempo.

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Berrettini: «La vita è sempre una questione di equilibrio»

Tra lui e Sinner c’è un energia palpabile:

«Jannik è un ragazzo speciale, anche se è il numero 1 si comporta con l’umiltà dell’ultimo arrivo. Sto prendendo spunto dalla sua voglia di migliorare sempre. Uno così lo guardi e ti domandi in cosa potrebbe crescere ancora, eppure lui cerca sempre di fare di più. Un’ispirazione».

Quello di Berrettini è stato un anno di rinascita:

«In passato ho raggiunto risultati più importanti di quelli avuti quest’anno, ma stavolta partivo da una base traballante. Abbiamo ricostruito tutto da capo, dalle fondamento del mio tennis, della motivazione e della forza mentale. Per questo penso sia stato uno degli anni più belli della mi carriera, per l’energia che ho ritrovato. Però il bilancio facciamolo alla fine della settimana».

Ora sembra apprezzare di più ogni traguardo:

«La vita è sempre una questione di equilibrio. Per esempio essere cattivo in campo, ma fare in modo che questa cattiveria poi non ti avveleni la vita. Prima era una continua ricerca a ottenere sempre di più fino a che non sono scoppiato. Adesso sono molto più centrato, a fuoco su quello che sto facendo e sulla persona, e il giocatore, che sono».

Ha dichiarato che stare in squadra l’aiutava a guarire:

«Si, è così. La squadra di aiuta tantissimo perché non siamo un gruppo soltanto nel momento della Davis, ma tutto l’anno. Ci supportiamo tutti l’un l’altro ma non solo per fare il tifo. Un consiglio, un appoggio nel momento di difficoltà, un confronto. E penso che sia fondamentale per essere migliori e per crescere sia dentro sia fuori dal campo».

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