Ranieri ci fa il regalo nel secondo tempo. Siamo ancora primi, ma l’impressione è che ci sia tanto lavoro da fare. Kvara troppo distante, lo vedrei più vicino a Lukaku
FALLI DA DIETRO
(rubrica nata nel 2008. Le rubriche omonime nate successivamente sono imitazioni)
COMMENTO ALLA 13° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2024-25
E’ un piacere rivedere Claudio Ranieri per la terza volta sulla panchina Sangue Oro.
Il calcio italiano ha bisogno di gente onesta e capace come lui.
Merita un in bocca al lupo sincero.
Schiera una Roma coperta, Er Fettina.
Praticamente tutti e undici in porta.
Con la novità del Faraone a marcare Trinità.
Che poi novità non è perché già ci aveva provato Capitan Futuro l’anno scorso.
La partita per gli azzurri si fa rognosa.
Da una parte una difesa affollata.
Dall’altra un attacco a salve visto che la coppia Piedone-Trinità è – come al solito – opaca.
All’intervallo più d’uno pronostica un “reti inviolate”.
Ma nella ripresa Er Fettina è in vena di regali.
Entra Hummels, difesa a tre, e tutto cambia.
Su ennesima penetrazione del capitano parte un invito al centro.
Si fionda Piedone ed è vantaggio.
“Alla fine il gol dell’ex arriva sempre”, recita un cartello dagli spalti.
Un tocco un gol.
Ma in fondo il mestiere del centravanti è proprio quello. Fare gol.
E Big Rom nonostante tutto alla fine i gol li fa.
Risulta ancora una volta determinante.
E dà ragione al Feroce Salentino che esulta.
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Siamo ancora primi.
Ma l’impressione è che ci sia tanto lavoro da fare.
Per ora la buona stella ha coperto errori e atteggiamenti da correggere subito.
Come ad esempio il brutto calo di intensità dopo il vantaggio.
Con quella traversa che trema ancora.
E poi il problema in attacco. Che è serio.
Piedone e Trinità si prendono a turno tutti i rimproveri.
Ora tocca a Kvara.
Ma a me pare troppo fuori.
Non tanto di testa. Ma in campo. Troppo distante.
Io, dal divano, lo vedrei più vicino a Piedone.
Dal divano dico.
Siamo ancora primi.
In un campionato anomalo.
Sono tutte qui, in vetta. In un’ammucchiata insolita.
Con tutte ste teen ager tra i piedi.
C’è tanta folla qui su che se avessimo pareggiato ora saremmo quinti.
Orrore a San Siro
Mai vista tanta noia.
Eppure in campo c’erano due fra le più titolate squadre italiane.
Brutto spot per il calcio tricolore che già non profuma di violette.
Se si pensa al Gravina indagato e tuttavia – secondo regola tutta italica – ancora al timone della Federazione.
E se si pensa allo scandalo delle evasioni fiscali che ha coinvolto – tra gli altri – gli arbitri Rocchi e Orsato.
I cosiddetti “furbetti col cartellino”.
Tutto da provare, ma in pratica si suppone che questi signori intascassero mazzette in contanti da club amici, per versarle su conti svizzeri.
Orrore a San Siro.
Paura di perdere. Paura di farsi male.
Nessun tiro in porta. 90 minuti di nulla.
E’ uno 0-0 che non sarebbe piaciuto neanche a Gioanbrerafucarlo.
Perché la “partita perfetta” presuppone continue nuove strategie di attacco da una parte e dall’altra, sistematicamente annullate dalla sapienza tattica delle rispettive difese.
Se per la Vecchia c’è l’alibi delle sette assenze sette, nessuna scusante per il Diavolo.
Un punto che fa male. Un pareggio che equivale a una sconfitta contro questa Juve senza attacco.
Vincono tutte le altre.
Settima vittoria consecutiva per la Dea.
Un piacere per gli occhi.
E, dopo la vergogna di San Siro, vederla giocare riconcilia col calcio.
Settima vittoria consecutiva per gli aquilotti.
In una partita in cui ha pesata molto l’espulsione di Pobega.
Baroni però non sbaglia nulla.
Anche le rotazioni sono azzeccate.
Notte della prima volta per Gigot e Dele Bashiru che segna anche. Pellegrini che non fa rimpiangere Tavarez.
Il tecnico ha trasformato una squadra normale in qualcosa di sensazionale.
Settima vittoria consecutiva per la viola.
Sotto gli occhi del Doctor Strange, quello del multiverso.
Pullulano le star sugli spalti del Sinigallia, che fanno passerella per omaggiare la miliardaria proprietà comasca.
La squadra di Palladino è una realtà.
Kean si conferma sulle orme dei grandi. De Gea di un altro pianeta.
Impossibile commentare la partita del Bentegodi.
L’avversario dell’Inter non scende in campo.
Beh, ma se l’avversario non c’è, pensa Simoncino, allora può giocare anche Joaquin Correa.
Vecchio amore, Joaquim, fin dai tempi laziali.
E Joaquim ricambia con una gara da migliore in campo.
A Cambiago trovato l’arsenale della Curva Nord dell’Inter.
Per aggiungere una perla a ciò è diventato il calcio italiano.
La Meloni: “Queste le mannamo a Zelensky, così sta bono pe n’anno”.