L’intervista del Corsera al presidente di qualsiasi cosa: tre volte ministro, sindaco di Roma, presidente della Figc e del Coni, e del Milan: “Mi proposero la Massoneria, a 73 anni…”
Franco Carraro è stato un campione di sci nautico, tre volte ministro, sindaco di Roma e presidente di non si quant’altro: tra le altre cose presidente o Commissario Straordinario della Figc in tre periodi diversi, e presidente del Coni per un decennio, presidente del Milan con il quale vinse la Coppa dei Campioni a 29 anni appena… E infatti, al Corriere della Sera che l’ha intervistato ammette: “So fare solo il presidente. Ho cominciato a 22 anni, eletto al vertice dello sci nautico. È stato il mio sport, sono stato campione europeo. A volte mi danno del manager, ma se da un lato so decidere una strategia, dall’altro non so gestire. Non l’ho mai fatto e nemmeno mi immischio nei risvolti di una gestione”.
Domanda che non fa una piega: che cosa è il potere? “Il potere si manifesta quando le decisioni influenzano: le poltrone, che sono un’altra cosa, non c’entrano. Sono uomo di potere? Non credo, anche se ho preso decisioni che hanno inciso. Ma non ho mai contato molto e mi considero una persona per bene. Nessuno ha cercato di tentarmi. Una volta eletto senatore, mi proposero la massoneria. Risposi: “Adesso, a 73 anni?…“.
È stato nel Psi, nel Popolo della Libertà e in Forza Italia. “Io sono socialista. Leggevo Indro Montanelli, rimasi colpito dai reportage dall’Ungheria invasa dai sovietici: spiegava che non era vero che i ragazzi ungheresi erano contro il socialismo e il comunismo, semmai si sentivano traditi negli ideali. Da lì diventai socialista, avendo comunque già quell’idea e rifiutando la superiorità che i comunisti credevano di avere sugli altri”.
Roma…”è una città complicata, con 2.777 anni di storia. Non ha avuto, come Parigi, un Georges Haussmann che sventra e rifà tutto. E l’errore più grave è stato non usare l’Eur per gli uffici. Ma l’Eur, si sa, era un’invenzione fascista… Infine, ritengo la borghesia romana meno illuminata di quella milanese“.
Tornando al calcio: le dimissioni dalla Figc nel 2006 e gli scandali: “Mi hanno prosciolto, con la motivazione ‘si è comportato in modo istituzionalmente corretto’. La giustizia sportiva non ha avuto il coraggio di farlo, sono dovuto arrivare fino al Tar. Ad ogni modo, nella vita sportiva ho scelto di avere solo cariche non retribuite, con l’eccezione della presidenza del Coni“.
“Da bambino papà mi portava a vedere Milan e Inter. L’Italia aveva grandi aziende, moltissime di queste sono scomparse. L’azienda del pallone, invece, esiste ancora, pur tra problemi, tifosi beceri, razzismo, infiltrazioni sgradevoli. I club sono indebitati? Sì, ma quanti creditori vantano dei soldi? Il calcio merita più rispetto: muove grandi interessi e il pubblico aumenta. Sul piano tecnico, invece, per noi è un periodo di vacche magre”.
I presidenti dopo di lui: Gattai, Pescante, Petrucci, Malagò. “Gattai non è stato all’altezza, non ha capito il Coni. Ma sono colpevole pure io: avevo un pregiudizio su Nebiolo e favorii Arrigo. Pescante è eccellente e ama la dimensione internazionale dello sport: la passione però comporta anche un tot di emotività che è meglio non avere. Petrucci: grande dirigente. Malagò: avrà dei difetti, ma il suo affetto per gli atleti è unico”.
Silvio Berlusconi: svolgimento libero. “Mi offrì di fare il senatore e l’ho fatto volentieri. Ma ho accettato quando ero in pensione: in politica, essere senatore conta relativamente poco. Non è vero che voleva comperare l’Inter. Semmai aveva già una mezza idea sul Milan: ci confrontammo quando io mollai, ma non trovammo l’accordo”.