Al Corsera. Il passo d’addio è stato crudele. Il tennis è uno sport di combattimento senza contatto, pugilato della mente. Non puoi mimetizzarti come nel calcio
Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, nella sua rubrica delle lettere, scrive dell’addio di Nadal e cita il Napolista.
Ecco cosa scrive il vicedirettore del Corsera:
Dire addio è la cosa più difficile della vita. Alla persona che si è amata. E al se stesso che si è stati. Il passo d’addio di Rafa Nadal è stato piuttosto crudele. Il problema è che il tennis — sport di combattimento senza contatto, pugilato della mente — è uno degli sport in cui l’addio è più difficile. Proprio come il pugilato. Non a caso Massimiliano Gallo sul Napolista ha accostato Nadal a Mike Tyson, che se non altro ha appena vinto le elezioni americane (se Kamala aveva Jennifer Lopez e Taylor Swift, Trump aveva Tyson e Hulk Hogan).
Nel calcio ti puoi mimetizzare. Altafini a 36 anni entrava a dieci minuti dalla fine e piazzava la zampata. Totti e Ibra a quarant’anni giocavano per gli altri, facevano girare la palla, che corre più veloce di qualsiasi mediano. Ricordo una partita di Pelè a 50 anni: scannerizzava il campo, vedeva spazi che gli altri non vedevano.
Facile dire ora che Nadal avrebbe fatto meglio a lasciare dopo il Roland Garros
Nel tennis se perdi anche solo il 5 per cento della tua forza e della tua lucidità, non puoi giocare. E nel tennis non esiste il pareggio.
Facile ora dire che Nadal avrebbe fatto meglio a lasciare dopo la quattordicesima vittoria al Roland Garros, risparmiandosi due anni di sofferenze. Neppure Roger Federer ha scelto quando ritirarsi; è stato costretto a ritirarsi. Vedremo ora cosa farà Novak Djokovic. Magari tornerà a gennaio in Australia, nel suo torneo preferito, all’altezza di Sinner e Alcaraz. Magari ha dato tutto, di fisico e di testa, nel suo capolavoro di Parigi, la finale olimpica in cui ha dominato mentalmente un Alcaraz più forte. Auguriamo al lupo serbo di essere lui a decidere il passo d’addio, e a non farselo imporre.