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Cazzullo, Nadal e la difficoltà di dire addio (e cita il Napolista)

Al Corsera. Il passo d’addio è stato crudele. Il tennis è uno sport di combattimento senza contatto, pugilato della mente. Non puoi mimetizzarti come nel calcio

Cazzullo, Nadal e la difficoltà di dire addio (e cita il Napolista)
Spain's Rafael Nadal cries as he attends a tribute to his career at the end of the quarter-final doubles match between Netherlands and Spain during the Davis Cup Finals at the Palacio de Deportes Jose Maria Martin Carpena arena in Malaga, southern Spain, on November 19, 2024. Superstar Rafael Nadal's glittering career in professional tennis came to an end on November 19, 2024 as Netherlands eliminated Spain in the Davis Cup quarter-finals. (Photo by Thomas COEX / AFP)

Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, nella sua rubrica delle lettere, scrive dell’addio di Nadal e cita il Napolista.

Ecco cosa scrive il vicedirettore del Corsera:

Dire addio è la cosa più difficile della vita. Alla persona che si è amata. E al se stesso che si è stati. Il passo d’addio di Rafa Nadal è stato piuttosto crudele. Il problema è che il tennis — sport di combattimento senza contatto, pugilato della mente — è uno degli sport in cui l’addio è più difficile. Proprio come il pugilato. Non a caso Massimiliano Gallo sul Napolista ha accostato Nadal a Mike Tyson, che se non altro ha appena vinto le elezioni americane (se Kamala aveva Jennifer Lopez e Taylor Swift, Trump aveva Tyson e Hulk Hogan).

Nel calcio ti puoi mimetizzare. Altafini a 36 anni entrava a dieci minuti dalla fine e piazzava la zampata. Totti e Ibra a quarant’anni giocavano per gli altri, facevano girare la palla, che corre più veloce di qualsiasi mediano. Ricordo una partita di Pelè a 50 anni: scannerizzava il campo, vedeva spazi che gli altri non vedevano.

Facile dire ora che Nadal avrebbe fatto meglio a lasciare dopo il Roland Garros

Nel tennis se perdi anche solo il 5 per cento della tua forza e della tua lucidità, non puoi giocare. E nel tennis non esiste il pareggio.
Facile ora dire che Nadal avrebbe fatto meglio a lasciare dopo la quattordicesima vittoria al Roland Garros, risparmiandosi due anni di sofferenze. Neppure Roger Federer ha scelto quando ritirarsi; è stato costretto a ritirarsi. Vedremo ora cosa farà Novak Djokovic. Magari tornerà a gennaio in Australia, nel suo torneo preferito, all’altezza di Sinner e Alcaraz. Magari ha dato tutto, di fisico e di testa, nel suo capolavoro di Parigi, la finale olimpica in cui ha dominato mentalmente un Alcaraz più forte. Auguriamo al lupo serbo di essere lui a decidere il passo d’addio, e a non farselo imporre. 

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