Ha allenato la Juventus e l’Inter. Cioè squadre padrone. E allora da esperto ha ritenuto fondamentale protestare subito. Il suo è stato un atto politico
Conte sa come funziona il calcio italiano, perciò ha alzato la voce domenica sera
Devo dire la verità a me Max Gallo nell’ultimo editoriale è parso esattamente andreottiano. Più di Conte. Compie un’analisi perfetta dell’accaduto. E cioè della sparata di Antonio Conte contro l’uso del var e del protocollo che lo governa. Tale uscita è stata fatta in occasione della concessione di un rigore che può starci e non starci. Mentre è mancata in occasione di errori più eclatanti. Come la spinta su Kvara nettissima e decisiva di qualche partita fa. A me pare chiaro che Conte abbia fatto una difesa preventiva degli interessi del Napoli. E lo ha fatto in una partita che non ha visto, secondo me, un arbitraggio sfacciatamente partigiano. Pur non potendosi negare, almeno a sentire quasi tutti gli esperti, alcuni errori. Il punto è che il campionato potrebbe avviarsi ad uno scenario che porti tre o quattro squadre, come suol dirsi, punto a punto. Ed un rigore dato o dato, un fuorigioco non fischiato può determinarne l’esito.
Vogliamo andare indietro negli anni citando lo scandaloso rigore a sfavore del Napoli fischiato da Gonella a Milano contro l’Inter trenta o quarant’anni fa?
Che cosa ha spinto Conte a questa clamorosa protesta
Che cosa ha spinto Conte a questa clamorosa protesta a mio avviso è abbastanza chiaro. E perciò Max mi è sembrato andreottiano quando nella sua precisa e raffinata analisi omette la spiegazione chiave. Conte ha allenato la Juventus e l’Inter. Cioè squadre padrone nel campionato italiano. È quindi “un esperto”, ha esperienza diretta di rigori ambigui, di fuorigioco non fischiati, di falli non visti per “lasciar giocare”. E pertanto sa bene che rischi si possono correre in un finale affollato quando occorre mettere il collo avanti sul traguardo. E allora da esperto ha ritenuto fondamentale protestare subito. A prescindere dall’episodio specifico e dalla fondatezza delle proteste. Senza attendere eventi sgradevoli per fasciarsi poi inutilmente la testa. “Coloro che governano il meccanismo arbitrale devono sapere che io capisco tutte le situazioni, forse per averle anche vissute in passato,” mi sembra la lettura filologica più realistica delle parole scelte dal tecnico salentino per lanciare il suo grido d’allarme. A suo fianco nel vigilare sugli accadimenti non potrà non esserci la società.
La scelta di Antonio Conte non è stata di adoperare la propensione al piccio lamentoso che caratterizza parte della tifoseria napoletana. È stato un atto politico compiuto da chi ha una visione lucida della storia del calcio e trovandosi su una sponda più debole che nel passato ha provato ad alzare i cavalli di Frisia.