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Dai Mondiali alle Olimpiadi, cosa ne sarà dello sport “inclusivo” negli Stati Uniti con Trump? (Guardian)

Infantino è un suo grande amico, dice. Ma le politiche su minoranze e migranti preoccupano gli organizzatori dei grandi eventi

Dai Mondiali alle Olimpiadi, cosa ne sarà dello sport “inclusivo” negli Stati Uniti con Trump? (Guardian)

Un po’ come tutti, appena Trump è stato eletto prossimo presidente degli Stati Uniti Infantino si è precipitato a fargli i complimenti, con una vecchia foto che lo ritrae mentre gli stringe la mano: “Congratulazioni signor Presidente! Avremo una grande Coppa del Mondo e una grande Coppa del Mondo per Club negli Stati Uniti!”. Il Guardian lo definisce come “ultimo esempio dell’oleosa adulazione di Infantino nei confronti di Trump”.

Ma il punto è ovviamente politico: che sponda troverà in Trump la Fifa di Intantino, e lo sport in generale? Perché gli Stati Uniti saranno il centro del mondo sportivo nei prossimi anni: il (presunto) Mondiale per club del 2025, i Mondiali del 2026 e le Olimpiadi del 2028.

“Il potere del prossimo presidente americano di stabilire il tono e la politica potrebbe rivelarsi problematico – scrive il Guardian – dato il suo status di figura di spicco del conflitto che usa lo sport come strumento per seminare divisioni e segnare punti contro i rivali, e di politico le cui convinzioni conservatrici e nativiste sono contrarie ai valori progressisti internazionalisti propugnati da molte leghe e organi di governo”.

“Trump è un leader con istinti autoritari che è salito al potere con una visione oscura e violenta”. E “se le sue aspirazioni anti-democrazia si realizzassero, gli eventi americani rischiano di diventare gli ultimi di una lunga serie di mega-eventi in paesi illiberali. Dal 2008, le Olimpiadi si sono tenute in Russia e due volte in Cina; ci sono state anche Coppe del Mondo in Russia e Qatar, con tornei in Marocco e Arabia Saudita all’orizzonte”. Insomma il Guardian accomuna i futuri Stati Uniti di Trump a Russia, Cina e Arabia Saudita.

“I precedenti di Trump nello sfruttamento dei lavoratori e nell’uso delle donne e delle ragazze transgender come armi nello sport – afferma Andrea Florence, direttore della Sport & Rights Alliance – i potenziali piani per la deportazione di massa degli immigrati e per rivoltare le forze militari contro i cittadini, e la retorica razzista, misogina e transfobica in generale sono aree di particolare preoccupazione, tutte cose che possono e aggraveranno le violazioni dei diritti umani nei grandi eventi sportivi”.

La Fifa è ovviamente al centro di queste preoccupazioni. “Con gli stadi già costruiti, la Coppa del Mondo 2026 presenta meno rischi per i lavoratori edili rispetto a Qatar 2022, Arabia Saudita o all’edizione del 2030 che si terrà in gran parte in Marocco, Portogallo e Spagna. Ma l’agenda di Trump contraddice alcune delle promesse delineate nel Quadro per i diritti umani 2026 della Fifa , che afferma che l’organizzazione mira a rendere la Coppa del Mondo una delle celebrazioni più diversificate e inclusive di tutti i tempi”.

Donne, minoranze etniche, disabili, immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, lavoratori migranti, persone LGBTQ+ e giornalisti: “sono tutte sezioni della società che Trump ha attaccato, sia attraverso la retorica, la politica o entrambe”.

“Sebbene Trump sia un amico della Fifa – continua il Guardian – i rapporti sono notevolmente più freddi tra il presidente eletto e il Cio, che non ha commentato la sua vittoria”.

Trump ha più volte “cercato di confondere i confini tra sport e politica, cercando scontri con la Nfl, la Nba e la nazionale di calcio femminile degli Stati Uniti per le proteste dell’inno nazionale contro le violazioni dei diritti civili. Usando lo sport come un test di purezza patriottica, ha definito i giocatori con posizioni politiche opposte come antiamericani”.

E poi: l’Iran, che probabilmente si qualificherà per i Mondiali del 2026 hanno ordito un complotto per ucciderlo. Come si comporterà? “Gli stadi dovrebbero essere gremiti in una nazione eterogenea di oltre 335 milioni di persone. Ma Trump ha promesso di ripristinare ed espandere il suo divieto di viaggio per i musulmani del primo mandato. Ai cittadini di soli 42 paesi è consentito l’ingresso senza visto negli Stati Uniti e in alcuni posti potrebbe essere già troppo tardi per i tifosi stranieri per richiedere un visto turistico per assistere alle finali”.

In ogni caso “una politica estera abrasiva e isolazionista e le tensioni economiche derivanti dai dazi commerciali proposti da Trump, potrebbero mettere a dura prova i rapporti con gli alleati, scoraggiare i visitatori e offuscare l’immagine degli Stati Uniti all’estero, il che difficilmente favorisce un’atmosfera festosa per le più grandi feste sportive internazionali”.

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