Il presidente Atp a Gazzetta: «Tempi lunghi? Dipende anche dalla controparte. E poi, se dura due settimane non è detto che si arrivi alla verità»
Andrea Gaudenzi, presidente dell’Atp, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport. Tra i temi affrontati da Gaudenzi anche il caso doping che ha coinvolto Jannik Sinner.
«Noi siamo esterni e indipendenti, rispetto a quando giocavo io è stato esternalizzato il procedimento. Si può migliorare? Tutto si può migliorare, magari il problema è stato in termini di comunicazione. Il processo è chiaro, è complesso il tema e inevitabilmente può apparire per chi legge un po’ opaco, ma il processo è stato gestito bene. Tempi lunghi? Dipende anche dalla controparte. E poi, se dura due settimane non è detto che si arrivi alla verità».
Gaudenzi: «Dobbiamo unirci a Wta e Grande Slam»
Sulla futura sede della Finals, Gaudenzi non si lascia scappare nulla:
«Non farò nessun annuncio sul futuro delle Finals, dovete aspettare domenica. Una cosa che sta molto a cuore al board dell’Atp e ai giocatori è andare in un mercato dove ci sia un alto interesse del tennis, dove ci sia un’ottima atmosfera perché il prodotto del pubblico on site ha un impatto importante. Bisogna anche tenere in considerazione da dove arriva il circuito, le Finals si giocano dopo Parigi-Bercy, quindi c’è un tema di vicinanza per i giocatori. C’è anche l’aspetto economico, la rilevanza del mercato. Sono questi i criteri per avere un prodotto di successo, come lo è stato a Torino in questi anni».
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Il presidente continua:
«Oggi il tennis ha 1 miliardo di spettatori ma sui media monetizza l’1,3%. La domanda c’è, è la capacità di venderlo che manca. Chiunque abbia inventato questo gioco alla fine dell’Ottocento era un genio. Il tennis giocato non si tocca. Non credo che accorciare il formato del nostro sport risolva il problema. Anzi, le partite più belle e che si ricordano a lungo sono quelle che durano 3 set su 5, tanto che io vorrei giocare 3 su 5 anche le finali dei tornei 1000. Quello che dobbiamo fare meglio è spezzettare il prodotto e darlo su canali diversi, in forme diverse, in funzione dell’audience, privilegiando contenuti short per i più giovani e valorizzando le storie fuori dal campo che il tennis può raccontare. La nostra idea, per esempio, è incentivare prodotti come quello che Netflix ha deciso di chiudere».
Tutto però dipende anche dalla forma organizzativa che il sistema tennis vuole darsi. Su questo Gaudenzi ha un’idea chiara:
«Dobbiamo unirci a Wta e Grande Slam per creare un’unica piattaforma digitale che consenta all’appassionato, con un solo abbonamento, di vedere tutto. Allo stesso tempo dobbiamo massimizzare la distribuzione, ci sono le pay tv, le tv in chiaro che sono molto importanti per noi. Tutto questo fa parte del nostro piano One Vision per un’unica governance. I nostri problemi derivano dal fatto che le decisioni sul tennis vengono prese da 7 board differenti. Stiamo lavorando con la Wta sul progetto Tennis Ventures per l’unione dei diritti commerciali dei due tour, contiamo di chiudere entro la fine del 2025. Ma per me dovremmo unirci anche agli Slam».
In chiusura alcune battute sull’Arabia e sulle lamentele dei giocatori:
«Noi vogliamo costruire ponti e non muri. Si può criticare quella società, come la nostra. Però, rispetto a quando andai a giocare lì, all’inizio degli anni Novanta, hanno fatto tantissimi progressi. Lo sport deve essere un agente di cambio. Troppe partite? Io giocavo 35 tornei all’anno e mi sono spaccato tre volte la spalla, non posso essere un buon esempio. In verità non è cambiato granché in questi anni. A oggi ci sono ancora 4 Slam e 9 Masters 1000. I giocatori possono scegliere il loro programma, come ha detto Sinner. Se poi ci sono anche le esibizioni dai ricchi cachet… Semmai concordo con i giocatori sul fatto che la stagione off è troppo breve, anche per il cambio di format della Coppa Davis. È complesso perché non abbiamo un sistema centralizzato».